Politica

"Vi racconto come vincere le elezioni sotto l'ombrellone"

La sondaggista: "Per raggiungere la gente in spiaggia e non annoiarla bisogna usare concetti chiari e diretti"

"Vi racconto come vincere le elezioni sotto l'ombrellone"

Milano - C'erano una volta i governi balneari. Ora è la campagna elettorale ad andare direttamente sulla sabbia e in cabina. Alessandra Ghisleri, la regina dei sondaggi direttrice di Euromedia Research, è affascinata dalla sfida: «Non abbiamo precedenti, almeno qui in Italia, e i partiti e i loro leader dovranno fare un grande sforzo di creatività per catturare in piena estate l'attenzione della gente. Questo naturalmente se si andrà al voto il 24 settembre. Se la data dovesse slittare ad ottobre, allora cambierebbe tutto».

Chi sarà avvantaggiato dalla competizione sotto il solleone?

«Chi saprà capitalizzare la novità».

Tradotto in soldoni?

«È chiaro che una tribuna elettorale con 30 gradi e il ritmo delle liturgie televisive ha buone possibilità di trasformarsi in un flop».

Quindi?

«Il periodo richiede messaggi semplici, diretti, chiari».

Questo vale o dovrebbe valere tutto l'anno.

«Sì, ma d'inverno o in primavera le temperature sono più rigide, si sta di più in casa, si è più disponibili, almeno in prima battuta, ad ascoltare i messaggi lanciati dai politici in tv».

Agosto porta insofferenza?

«In realtà il tema è più complesso. Quasi a doppio taglio».

Perché?

«Sotto l'ombrellone e nelle baite si discute, si legge, si chiacchiera con il vicino, non c'è l'assillo della routine quotidiana. Il lavoro, i figli, il pranzo da preparare».

Allora il Palazzo ha più chance di entrare in sintonia con gli umori del Paese?

«È un equilibrio sottile, quasi impalpabile. Se si sbagliano i tempi e soprattutto la misura si diventa assillanti, fastidiosi, noiosi nella migliore delle ipotesi. Una cosa è sicura».

Quale?

«Una campagna elettorale che si snodi nel tempo delle vacanze non può essere tropo lunga. Sarebbe controproducente. E i candidati devono guardarsi dall'effetto saturazione».

Come fare per evitarlo?

«Tempi rapidi. Concetti cristallini e poi molta fantasia».

Scusi, non siamo al cinema.

«Eh no, lei ha presente cosa succede in luglio o in agosto?»

I festival?

«D'estate hai una grande facilità nel raggiungere la gente. E puoi inventare tutto e di tutto».

Ad esempio?

«Franceschini potrebbe tenere un comizio nella Reggia di Caserta o a Pompei».

Berlusconi?

«Potrebbe imbarcarsi su una nave, come ha già fatto».

Renzi?

«Ha una certa consuetudine con il pullman. E Di Battista potrebbe salire in sella alla sua motocicletta».

Gira e rigira, torniamo dunque al già visto, all'usato sicuro, alla riproposizione di vecchi schemi.

«No, il problema è come entrare nelle nuove piazze e nelle piazze virtuali».

Può esplicitare?

«Pensi alle sagre e alle notti bianche che riempiono la penisola. O ai salotti estivi, stile la Versiliana, o a eventi come il meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. E si concentri sulla lunga stagione dei concerti nelle arene estive».

Si aprono spazi immensi?

«Lo accennavo prima. Non si possono sparare troppi colpi, il contesto è molto forte e va compreso. Non sarà facile. Non si può sbrodolare quando la gente suda, ha fra le mani un mojito o un passito, è distratta. E non si deve trascurare nulla. Mi aspetto che i big, invece di puntare sulle solite piazze storiche delle grandi città, scoprano nuove location».

Ma dove?

«Dovunque. La periferia del Giambellino a Milano o un ospedale di Roma. Non si possono trascurare gli esclusi, quelli ai margini, i nuovi poveri che sono l'altra faccia dell'estate. Quelli che al mare e in montagna non ci possono andare. Ma votano».

Il popolo della sinistra andava e in parte ancora va alle Feste dell'Unità.

«Le feste della scissione? Ci muoviamo in un territorio di confine. Sarei cauta. Certo, ci sono mille risorse da sfruttare, mille possibilità d'incontro, mille occasioni per intercettare l'interesse dell'opinione pubblica».

E poi non dimentichiamo che c'è anche settembre.

«Che però non è marzo o aprile, i mesi classici delle nostre tenzoni. A settembre la gente torna al lavoro, scopre che le tasse sono aumentate, che a scuola mancano i professori. Ci può essere un contraccolpo emotivo da non sottovalutare».

Scusi, ma il 24 settembre non si vota anche in Germania?

«Sì, ma la Germania non è uguale all'Italia. Questa è una pia illusione. Basta osservare il loro clima, basta riflettere sul fatto che fra settembre e ottobre i tedeschi si riversano in Italia in vacanza. La Germania ha un passo diverso dal nostro. Piuttosto non tralascerei un altro elemento molto importante: il timing del voto».

L'accelerazione di questi giorni?

«Un conto è votare presto, come chiesto da milioni di persone. Ma qui si corre, col fiatone, bruciando i tempi dopo una lunghissima melina. Gli italiani vogliono capire, faranno domande, pretenderanno risposte nette. E spiegazioni efficaci, senza fumisterie, sulla nuova legge elettorale».

Alla fine, però, estate o inverno, tutti dovranno fare i conti con la crisi che morde, con il benessere che non c'è più, con la burocrazia che soffoca le imprese.

«Lo so, caldo o freddo, entriamo fatalmente nella stagione delle promesse.

Speriamo non si esageri come purtroppo accade tutte le volte».

Commenti