Politica

I Cinque Stelle nel caos. E Di Battista si rifugia in Iran

Nonostante le tensioni dovute all’uccisione del generale Soleimani, Alessandro Di Battista ha confermato il suo viaggio in Iran per realizzare dei reportage. Gianluigi Paragone, ex M5s, esalta la decisione

I Cinque Stelle nel caos. E Di Battista si rifugia in Iran

Il viaggio in Iran Alessandro Di Battista lo aveva annunciato da tempo, ben prima che un raid di un drone americano a Baghdad eliminasse il generale Qassem Soleimani.

Il motivo ufficiale della trasferta era quello di realizzare dei reportage. Nonostante la crescente tensione internazionale per le possibili risposte militari del Paese mediorientale contro Usa e Israele, e non solo, il pentastellato ribelle non ha rinunciato al suo progetto tanto che presto raggiungerà la nazione dell’Ayatollah Ali Khamenei.

Una buona occasione, questa, sia per allontanarsi dalle vicende politiche italiane che dalle polemiche e dagli scontri che stanno dilaniando il M5s. Di Battista aveva sostenuto Gianluigi Paragone, espulso dal MoVimento nei giorni scorsi ,criticando i vertici pentastellati, Di Maio in testa. Questa sua presa di posizione controcorrente non è stata una eccezione. L’Alessandro furioso sempre più spesso lancia invettive contro la linea politica seguita dal MoVimento. Proprio non gli è andato giù il patto contro natura siglato con il Pd che ha permesso la nascita del governo Conte prima e poi la fallimentare alleanza alle Regionali in Umbria, terminata con una clamorosa disfatta.

Il viaggio in Iran, però, potrebbe garantire a Di Battista anche l’essere al centro dell’attenzione mediatica in un momento delicato. ''Io non abbozzo, anche da fuori continuerò a farmi sentire e a criticare, quando serve'', ha promesso il pentastellato ortodosso.

Per il M5s che ha Luigi Di Maio alla Farnesina e che cerca una sua presentabilità internazionale per cancellare la sua vecchia immagine di movimento anti-sistema ed euroscettico, avere Dibba laggiù potrebbe rappresentare un problema più che una opportunità. Non va dimentico che sui social il mondo grillino è più orientato all’anti-americanismo, tanto da aver espresso indignazione e sconcerto per il raid Usa.

L'anima del movimento se non è schierata apertamente con Teheran, almeno ha dimostrato una piccola simpatizza per il Paese degli ayatollah. In passato Beppe Grillo raccontò di una sua esperienza in Iran. ''Un giorno - ha detto il garante del M5s in una intervista al quotidiano israeliano Yedioth Ahronot - ho visto impiccare una persona a Teheran. Ero lì. Mi sono chiesto: cos'è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte: hanno messo uno a dieta, prima d'ucciderlo, perché la testa non si staccasse. E allora: che cos'è più barbaro?''.

L’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio a novembre ha dichiarato alla Camera: ''L'Italia vuole mantenere il dialogo con l'Iran''. Il suo vice, Manlio, Di Stefano, vanta a sua volta buoni rapporti con Teheran tanto da essere elogiato dalla stampa iraniana per l'atteggiamento di “concordia” mostrato nei suoi contatti con l'ambasciatore a Roma, Hamid Bayat, nello scorso novembre. Pensieri e comportamenti forse dettati anche dall’interesse per rinsaldare i rapporti con un Paese strategico.

Dopo l’omicidio di Soleimani, Dibba aveva scritto su Facebook il suo pensiero:''Quello a Baghdad è un raid vigliacco perché i droni sono vigliacchi. È un raid pericoloso perché il Medioriente è una polveriera. È un raid stupido perché ricompatterà l'opinione pubblica iraniana a sostegno del governo di Teheran''. ''Sono passati 17 anni dall'inizio della seconda guerra del Golfo. I droni vengono telecomandati a distanza, la morte arriva dall'alto apparentemente invisibile e silenziosa - ha aggiunto l'esponente M5s - Gli interessi politici restano prioritari rispetto al diritto internazionale e alla ricerca della pace. Il governo italiano lavori per il dialogo con l'Iran. In Iran ci sono leggi diverse dalle nostre, si vive in modo diverso ma l'Iran non ha mai rappresentato una minaccia per il nostro paese al contrario, prima delle sanzioni, imposte all'Europa da Washington, l'Iran era un paese fondamentale per la nostra economia e per le nostre imprese''.

Ma Di Battista è deciso ad andare in Iran non come politico ma come reporter. Il viceministro dello Sviluppo economico, molto vicino al leader politico Luigi Di Maio, Stefano Buffagni ha espresso la sua opinione in merito al viaggio con una frase sibillina:''Adesso andrà in Iran e credo che qualche difficoltà l'avrà''.

Ben diversa la posizione di Gianluigi Paragone che all'Adnkronos ha esaltato il progetto di Dibba lanciando, allo stesso tempo, una forte critica contro il governo Conte e la maggioranza che lo sostiene:"Alessandro Di Battista domani parte e va dove si sta consumando un pezzo di storia.

Noi qui parliamo di baruffe, lui domani va in Iran dove ci sono ben altri scenari".

Commenti