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"Vietato adottare quei daini" La burocrazia li mette a morte

Fa discutere la decisione della provincia di Ravenna di abbattere 67 esemplari. Una ricca signora tedesca si è offerta di ospitarli nella sua villa: niente da fare

"Vietato adottare quei daini" La burocrazia li mette a morte

A Ravenna troppi daini. La Provincia li vuol togliere di mezzo perché fonte di incidenti stradali, un'imprenditrice tedesca vuole adottarli, ma la burocrazia dice no.

L'Italia pare essere sempre più un Paese contro natura. E contro la natura. Perché se gli orsi sbranano una mucca, o un lupo una pecora, vanno fermati. Se i cormorani si ingozzano di pesce (ma va?) sono da tenere sotto controllo. E se le oche senza pedigree si imbattono in quelle autoctone vanno messe a morte, per preservare la purezza della razza, in una sorta di Terzo Reich da zoo.

Eleonora Schonwald alle bizzarrie italiche credeva d'essersi abituata, dopo anni vissuti in Riviera. Ma proprio la sua Romagna le ha regalato la più amara delle delusioni: quando ad ottobre la Provincia di Ravenna ha ordinato l'abbattimento di 67 daini, lei s'è fatta avanti. «Li prendo con me, nel parco della mia villa, garantendone il mantenimento», ha fatto sapere. «Per adesso non si può. In futuro, chissà», ha ribattuto la Provincia, per la quale resta prioritario «eliminare i pericoli per la viabilità, in quanto l'attraversamento della statale Adriatica da parte dei daini ha provocato diversi sinistri».

Così, ironia del destino, uno degli enti che avrebbero dovuto essere davvero abbattuti, e per legge, s'è messo a dispensare giudizi divini, decidendo chi (nel mondo animale) debba vivere e chi no. Ma la dama di Germania non s'è persa d'animo, ed oltre ad annunciare che in caso di mancato accoglimento della sua proposta scatenerà la stampa teutonica (tra l'altro, è comproprietaria di un quotidiano), col suo avvocato ha messo mano alle carte, formalizzando la disponibilità all'adozione dei daini e chiedendo nel frattempo - insieme a migliaia di cittadini - la sospensione della fucilazione di Stato. Quella alla quale, la scorsa estate, non era scampata Daniza, l'orsa trentina uccisa dalla dose di narcotici sparatale in corpo per facilitarne la cattura dopo che aveva osato predare alcuni animali domestici e spaventato escursionisti a spasso nei boschi, prima di arrivare a ferire un cercatore di funghi. Per cattiveria? No. «L'uomo ha sorpreso l'orsa con i cuccioli, entrando nello spazio vitale di una madre e dei suoi piccoli. E questo ha scatenato un'istintiva reazione di difesa», spiega Joanna Schönenberger, esperta del Wwf.

Vallo a spiegare ai vigili urbani di Vigevano che gli animali non sono nemici: loro al titolare di un bar che all'ingresso teneva una vaschetta per l'acqua riservata ai cani in cerca di refrigerio hanno appioppato una multa da 168 euro. La motivazione? Occupazione abusiva di suolo pubblico. Per un paio di vaschette di plastica. Il sindaco Andrea Sala se n'è vergognato talmente tanto da pagare di tasca sua il verbale mentre in paese era già partita una colletta di indignati. Chapeau .

Peccato che l'esempio sia rimasto isolato. Subito le cronache sono tornate a riempirsi di progetti di selezione da brivido: a Bologna sarà caccia alle oche ibride, che mettono a repentaglio la sopravvivenza di quelle locali. A Belluno, invece, dalla Provincia via libera al tiro al cormorano: ne vanno tirati giù dal cielo almeno venti. «Si corre il rischio di veder estinguersi la trota mormorata», confermano senza fare una piega i tecnici provinciali. Magari sarà così, ma s'è mai visto un cormorano che non mangi pesce?

Nessuno risponde, tutti sparano.

Amen.

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