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Vigilanza infuocata su Foa. Il Pd prova ad alzare il muro

Duro scontro in Commissione sulla risoluzione che permetterà al Cda di riproporre il giornalista come presidente Rai

Vigilanza infuocata su Foa. Il Pd prova ad alzare il muro

Continua lo scontro su Marcello Foa. Oggi in Commissione di Vigilanza si discute la risoluzione firmata da M5S e Lega che vorrebbe dare la possibilità al cda della Rai di riproporre il nome del giornalista come presidente di viale Mazzini. E il Pd usa toni apocalittici, parlando di “mercimonio" e scatenando la reazione dei colleghi in commissione.

Dopo la discussione mattutina il presidente della commissione, Alberto Barachini, ha sospeso i lavori convocando per le 20 di oggi una nuova riunione così da concludere i lavori con le dichiarazioni finali e l’espressione del voto sul complesso della risoluzione. Stamattina sono stati votati gli emendamenti, con un voto positivo per quello proposto da Giorgio Mulè (Forza Italia), che impegna il consigliere Rai che sarà indicato dal Cda alla presidenza a farsi audire dalla Commissione di Vigilanza prima che questa esprima il parere su di lui. Approvato anche l'emendamento che impone al Cda di nominare il presidente entro e non oltre il 26 settembre prossimo.

Ma a scatenare il confronto politico sono stati gli attacchi del Pd all’accordo che potrebbe portare Foa alla presidenza della Rai. Parole dure, esagerate e rigettate al mittente sia dalla maggioranza di governo che da Forza Italia. Per il senatore del Pd Davide Faraone, infatti, "la Lega e il Movimento 5 stelle presentano questa risoluzione per coprire le spalle al cda sulla votazione di Marcello Foa". Ma è stato il collega di partito Francesco Verducci a far scattare la bagarre, quando ha parlato di "mercimonio" sulla nomina di Foa.

"La parola 'mercimonio' ha un significato preciso e io questa parola la respingo - ha ribattuto Mulè - Non solo non c'è stato alcun mercimonio, non è neppure consentito di lordare con parole come 'inciuciò o 'mercimonio' il percorso fin qui seguito. Quale che sia il presidente che il Cda nominerà - che sia Foa o Laganà o chicchessia - è fatto obbligo alla Vigilanza formarsi un giudizio sulla persona che ricoprirà quella carica".

Daniela Santanché ha invece provocato i piddini sostenendo ironicamente che nel loro partito "sono tutte vergini” se criticano un accordo politico sulla Rai, visto che il Pd “con Renzi presidente del Consiglio, ha occupato militarmente l'azienda". Di fronte alle proteste di Faraone, la senatrice di Fratelli d’Italia ha aggiunto: “Dal Pd è stato usato un linguaggio ricattatorio e, non so, forse definirlo mafioso è troppo, ma la minaccia di azioni penali non permette il normale svolgimento della discussione". Sono diversi infatti i ricorsi già pronti in caso di voto positivo stasera.

Senza contare il fatto che è stato il presidente della Commissione a spiegare che la riproposizione del candidato Marcello Foa per la presidenza dell'azienda è ammissibile in quanto ci sono stati dei precedenti che giustificano l'ammissibilità della riproposizione del candidato. Nessuna forzatura, insomma.

Negano “trattative e accordi sulla spartizione dei posti in Rai” anche i Cinque Stelle. Per Alberto Airola "non è sicuramente con un incontro che la Rai è stata inquinata per decenni dalla politica". Mentre per Gianluigi Paragone "il cda della Rai è libero di fare ciò che vuole, nessuno gli sta mettendo un guinzaglio al collo, né sta esercitando pressioni per votare Tizio o Caio".

L'azienda - ha proseguito - non è merce di scambio e noi rivoteremmo volentieri per Marcello Foa qualora ci fosse la possibilità di farlo".

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