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Visco fa opposizione: "Il governo si sbrighi su riforme e Pnrr". Ma il Pil lo smentisce: l'Italia sta crescendo

Le ultime Considerazioni finali di Ignazio Visco da governatore di Bankitalia hanno messo al centro alcuni temi dell'attualità di politica economica

Visco fa opposizione: "Il governo si sbrighi su riforme e Pnrr". Ma il Pil lo smentisce: l'Italia sta crescendo

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Le ultime Considerazioni finali di Ignazio Visco da governatore di Bankitalia hanno messo al centro alcuni temi dell'attualità di politica economica rispetto ai quali Via Nazionale ha assunto posizioni dissonanti rispetto alla maggioranza di governo, com'è naturale che sia per un'Authority indipendente. L'enfasi è stata posta sul tema dell'occupazione, in particolare quella giovanile. «In molti casi - ha spiegato Visco - il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%». Il governatore ha notato come «troppi, non solo tra i giovani, non hanno un'occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate; come negli altri principali Paesi, l'introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale». Un bias aperturista della Banca d'Italia che confligge con la posizione del governo (ma anche con quella della Cisl che punta a un universalismo della contrattazione). «Le regole europee che dicono che bisogna dar vita a un salario minimo fissato per legge soltanto dove non c'è una contrattazione collettiva con una percentuale oltre l'80%. In Italia siamo a circa il 90%», ha ricordato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Anche Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo, principale banca nazionale, ha rilevato che solo dopo aver conseguito un aumento dell'occupazione «ci si può porre il tema di che tipo di redistribuzione economica si voglia perseguire».

Analogamente, l'aumento della produttività del lavoro e del tasso di occupazione non potrà prescindere «oltre che da un allungamento dell'età lavorativa, solo da un aumento del saldo migratorio», in considerazione del calo demografico nelle fasce in età lavorativa. Anche l'aumento dell'età pensionabile non è un'opzione da scartare a priori in questo senso. A proposito di riforme, Visco ha incalzato Palazzo Chigi sul Pnrr. «Non c'è tempo da perdere», ha detto rilevando che «è cruciale dare attuazione al suo ambizioso programma».

Visco ha ribadito le criticità connesse all'attuazione della delega fiscale. Se da un lato sulla nostra economia «grava un sistema tributario complesso», dall'altro lato «nessun intervento può realisticamente prescindere dai vincoli posti dal nostro elevato debito pubblico, né dai principi di progressività e capacità contributiva sanciti dalla Costituzione». Insomma, una lettura non dissimile da quella di Fmi e Commissione europea che privilegia la riduzione del prelievo «sui fattori produttivi».

Il governatore di Bankitalia si è dichiarato ottimista sull'evoluzione del Pil (pur rimandando le analisi al Bollettino economico di luglio) lasciando intendere che nel 2023 la crescita potrebbe attestarsi all'1%, circostanza confermata ieri dall'Istat che ha rivisto al rialzo il dato del primo trimestre a +0,6% (+1,9% tendenziale e +0,9% la crescita acquisita per l'anno). Tuttavia la principale preoccupazione di Palazzo Koch è per l'evoluzione dell'inflazione. «Il ritorno su livelli in linea con l'obiettivo della Bce del 2% sarà più rapido e meno costoso se tutti - imprese, lavoratori e governi - contribuiranno a questo fine», ha detto Visco evidenziando che, se da un lato si è evitato l'innesco della spirale prezzi-salari, dall'altro lato è evidente che gli extra-profitti delle imprese non devono tradursi in un aumento della liquidità. Allo stesso tempo, anche l'Eurotower deve far sì che «l'intensità della trasmissione della politica monetaria non dia luogo a una frenata eccessiva dei consumi e degli investimenti».

Ultima ma non meno importante la sottolineatura sulla ratifica del Mes che «potrà svolgere un ruolo importante» per il completamento dell'Unione bancaria «fornendo una rete di sicurezza finanziaria al Fondo di risoluzione unico».

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