Magistratura

"Una vittoria per mio papà ma a un prezzo troppo alto"

La soddisfazione della primogenita Marina: "Inchiesta sul nulla condotta con furioso accanimento ideologico"

"Una vittoria per mio papà ma a un prezzo troppo alto"

Con Marina Berlusconi entra in scena la famiglia, una famiglia ferita, una famiglia che al sollievo mischia la rabbia. Perché l'accusa al processo Ruby ter per il padre era particolarmente «infamante», dura da digerire per dei figli. L'ultima assoluzione è arrivata dopo 9 anni, «perché il fatto non sussiste», dice la primogenita del leader di Forza Italia, ma «è una vittoria che ha avuto un prezzo troppo alto».

La presidente della Fininvest è sempre stata parca di interventi pubblici, soprattutto se dal peso politico, ma quando si è trattato di difendere il padre, Marina non si è mai tirata indietro. Di «caccia all'uomo contro di lui» parlò nel 2009, «barbarie legalizzata» disse nel 2011, definì il processo Ruby «una farsa che non doveva cominciare» nel 2013 e nel 2021 denunciò inchieste «nate solo per schizzare fango».

Oggi sottolinea con forza che la quarta assoluzione nei «vari filoni di quel mostro giuridico chiamato caso Ruby, che si trascina da 12 anni», non può ripagare neppure in minima parte i danni subiti dal patriarca Silvio e dalla sua famiglia in primis, ma anche da «tutte le persone che lo amano e lo stimano, dai milioni di italiani che negli anni lo hanno votato». Danni personali, danni economici e danni politici, vuol far capire bene.

Ecco perché Marina dice che «la soddisfazione è grandissima, e il fatto che la giustizia riconosca finalmente la verità è importante», ma tutto questo non basta. «Una persecuzione del genere non si può cancellare così, con un colpo di spugna».

E qui cerca i colpevoli, la figlia di Silvio, non si accontenta dell'idea che si può essere trattato di una catena di errori. Questa vicenda delle feste ad Arcore e delle giovani ospiti, che ha portato ad accuse «infondate» di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza, è «nata sul nulla e sul nulla portata avanti con furioso accanimento ideologico da una piccola ma potente parte della magistratura». Marina punta il dito sulle toghe politicizzate, che in ogni modo hanno cercato di sbarrare il passo al Cavaliere che si stava prendendo l'Italia, con il suo successo elettorale. Il processo, dice, «ha segnato e condizionato la storia e la politica del nostro Paese, la sua stessa immagine all'estero».

Non errori, dunque, ma «guasti provocati dalla faziosità e dall'odio coltivato contro l'avversario» hanno portato a questo. Come a dire: si è toccato il fondo, ora forse ci si può rialzare. Ed è il sistema giustizia che deve farlo, con un vero processo di cambiamento. Marina Berlusconi, figlia ferita, manager amareggiata, cittadina delusa, si augura «che i tribunali possano finalmente essere davvero per tutti aule di giustizia e non di lotta politica, che i cittadini possano guardare alle toghe con la fiducia che gran parte di esse meritano».

Quella fiducia dei cittadini verso la dea bendata, con una bilancia che troppo spesso pende da una parte o dall'altra per ragioni diverse da quelle giudiziarie, è precipitata negli ultimi decenni ai minimi storici. E se Marina vede nel calvario del padre in questi anni una nota positiva, è nel fatto che la sua storia può essere di monito per il futuro. «Solo in questo modo, credo, questa vicenda potrà forse risultare un po' meno drammaticamente assurda».

Le parole della primogenita di Silvio sull'ultima assoluzione al processo Ruby ter, sono davvero pietre.

Un atto d'accusa che non consente di chiudere tutto rallegrandosi perché, proprio alla fine, la giustizia ha trionfato.

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