Cronache

"Vivo grazie a un bacino in titanio"

Riuscito l'incredibile intervento. Il paziente, 18 anni, tornerà a camminare: "Ora voglio diventare chirurgo"

"Vivo grazie a un bacino in titanio"

Avete presente le protesi in fibra di carbonio di Pistorius? Qui però non si parla di gambe ma di un organo interno come il bacino. Una corsa da record mondiale quella del campione sudafricano, una corsa verso una vita il più possibile normale quella del giovane paziente oncologico che ieri all'ospedale Cto di Torino è stato sottoposto al trapianto dell'emibacino. Lui, 18 anni, affetto da un anno da osteosarcoma del bacino, è il primo al mondo ad aver affrontato un intervento di questo tipo. Al termine di un'operazione durata 12 ore, al ragazzo è stato impiantato con successo un emibacino in titanio costruito in America. L'intervento è durato quasi 12 ore ed è tecnicamente riuscito. Considerato da tutti inoperabile, aveva il paziente aveva risposto abbastanza bene a ben 16 cicli di chemioterapia nel reparto di Oncoematologia dell'ospedale Regina Margherita. Nel frattempo i chirurghi ortopedici dell'ospedale Cto hanno fatto costruire negli Stati Uniti un emibacino in titanio con rivestimenti in tantalio, materiale che si integra con le ossa umane, con misure perfette prese da un calco ricavato dalla Tac del paziente. Nel corso dell'intervento, sono stati rimossi l'emibacino destro e l'anca colpiti dall'osteosarcoma e successivamente sostituiti e ricostruiti con la protesi in titanio e tantalio.

Ora il paziente, dopo essere stato ricoverato in terapia intensiva ed «estubato», si trova nel reparto di Chirurgia oncologica. «Senza questo intervento, mio figlio non ci sarebbe più. Se mi dicono dove lo vogliono, a questi medici faccio un monumento...», sono state le prime parole del padre del giovane, quando gli è stato comunicato l'esito felice dell'intervento. I familiari del diciottenne non trattengono la gioia: «Fino a poche settimane il nostro ragazzo era destinato a morte certa, oggi è sveglio, bello, con la prospettiva di tornare a camminare». C'è anche voglia di scherzare, e questo è sicuramente un buon segno: «Con quella protesi al titanio, la sua vita ora è ancora più prezioso...». Ma poi i genitori tornano seri: «Non cantiamo ancora vittoria e continuiamo a pregare. È stato proprio nostro figlio a insistere per fare l'intervento. Non ha mai smesso di credere che sarebbe guarito; ottimista, positivo, era il più convinto a farsi operare. Appena sveglio ci ha chiesto come era la ferita, pensa al recupero. Diceva di voler fare l'avvocato tributarista, adesso vuole fare il medico e aiutare gli altri».

«Questo trapianto operato per la prima volta al mondo su una situazione di patologia così critica, ci riempie il cuore di orgoglio e di speranza, ed è la conferma di quali straordinarie capacità scientifiche sia ricco il sistema sanitario di Torino», ha detto il sindaco, Piero Fassino.

La realtà in tante altre parti d'Italia, purtroppo, è ben diversa. Il gap tra nord e sud rimane enorme, anche se nel meridione non mancano le eccellenze. Ma le classifiche sulla qualità degli ospedali nel nostro Paese parlano chiaro: il 55% sono al nord, il 30% al centro e solo il 15% al sud.

L'Unità d'Italia, sotto il profilo dell'efficienza sanitaria, è ancora tutta da fare.

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