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«Voglio essere la prima a uccidere un occidentale»

«Voglio essere la prima a uccidere un occidentale»

Di lei conosciamo il nome, l'età, qualche dettaglio biografico. E soprattutto quello sguardo di ghiaccio, l'unica parte del suo corpo non oscurata dal nero del niqab. Khadijah Dare è la 22enne inglese convertita all'Islam che ha scritto su Twitter (da un account in cui si firma Muhajirah fi Sham, traducibile come «immigrata in Siria», sospeso qualche ora dopo) parole feroci: «Voglio essere la prima donna inglese a uccidere un britannico e un americano».

In messaggi precedenti, usando lo slang e certe abbreviazioni di una ventenne comune, aveva inneggiato all'esecuzione del reporter James Foley, chiedendo agli utenti di segnalarle link del video: come fosse uno spettacolo da guardare. E invitando le altre giovani donne britanniche a seguire il suo esempio: convertirsi all'Islam e unirsi alla jihad in Siria.

Secondo il Daily Mirror Khadijah Dare è arrivata in Siria due anni fa, assieme al marito Abu Bakr, miliziano dello Stato islamico di cittadinanza svedese. E dovrebbe essere originaria di Lewisham, sobborgo a sudest di Londra, dove forse è avvenuta la conversione, frequentando alcune moschee. Qualche giorno fa Khadijah Dare aveva pubblicato, ancora su Twitter, una foto inquietante: un bambino, secondo la stampa britannica suo figlio di quattro anni, che imbraccia una mitragliatrice.

È una guerra combattuta anche dalle donne, contro altre donne. Come le due ragazze italiane Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, che invece in quella terra di conflitto che è la Siria c'erano andate per costruire la pace. Le foto delle due volontarie scomparse a fine luglio, che le ritraggono sorridenti, capelli lunghi e volto scoperto, sono così diverse da quelle di Khadijah Dare. Eppure, se sono vere le informazioni sulla combattente jihadista, tutte e tre hanno vissuto, almeno per un certo periodo, in mondi non così lontani.

E Dare non è l'unica donna che ha scelto di combattere per l'espansione del Califfato islamico.

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