Per una volta nel Pd sono tutti d'accordo: "Adesso lasciamo decidere gli italiani"

Zingaretti: «Conte venga in Parlamento». Renzi: «Pensiamo al Paese»

Per una volta nel Pd sono tutti d'accordo: "Adesso lasciamo decidere gli italiani"

Pasquale Napolitano

Roma Il Pd litiga sulle mozioni ma ritrova una voce sola per chiedere le dimissioni del governo Conte e le elezioni anticipate. Dopo una giornata di strappi e veleni in casa dem, è il segretario Nicola Zingaretti, messo in minoranza dai renziani sulla proposta di uscire dall'Aula al momento del voto sulle mozioni Tav, che indica la linea: «Il governo Conte non ha la maggioranza. I litigi di questi giorni e le passeggiate in spiaggia volevano nascondere la verità. Conte deve recarsi al Quirinale e deve riferire che non ha una maggioranza» commenta il presidente della Regione Lazio in un'intervista a SkyTg24. «La verità è che hanno portato il Paese sul lastrico - spiega- e che non sanno come uscirne. In questi tredici mesi hanno dilapidato un enorme patrimonio, ci sono tanti debiti e non ci saranno i soldi per le misure di cui il Paese ha bisogno». Dalla segretaria dei democratici arriva anche l'appello al capo del governo Conte a un passaggio in Parlamento: «Parli il presidente del Consiglio, in questo clima di confusione, c'è bisogno di un suo intervento in Parlamento. Deve esserci un passaggio formale». La rotta è tracciata: spingere il piede sull'acceleratore per mandare a casa l'esecutivo gialloverde e ridare la parola agli italiani. E così tutti (o quasi) big e deputati si allineano al diktat del segretario. L'ex premier Matteo Renzi è il più timido sull'ipotesi di nuove elezioni. Ma punta contro il ministro dell'Interno Matteo Salvini: «Oggi abbiamo votato in Senato a favore della Tav. Pensiamo al Paese e siamo per il Sì. Divertente la strategia di alcuni statisti nostrani, a cominciare da Di Battista e persino qualche dem: Pd doveva votare contro la Tav, così Salvini si sarebbe arrabbiato. Facciamo una cosa? I grillini vogliono davvero fare la crisi? Bene, allora che votino la mozione di sfiducia a Salvini del 12 settembre: dai rubli ai 49 milioni, le ragioni non mancano. Vogliono mandare a casa il Governo? Facciamolo sui soldi alla Lega, non sulla Tav. I grillini avranno coraggio o resteranno abbarbicati alla poltrona?» La richiesta di elezioni arriva pure dall'ex segretario Maurizio Martina: «Un governo diviso su tutto, una maggioranza che si fa opposizione da sola. Sulla Tav l'ultimo atto ai danni del Paese». Tra i renziani, il capogruppo in Senato Andrea Marcucci rivenda con orgoglio la vittoria sulla linea (di restare in Aula) imposta al Pd ma chiede elezioni: «Questa maggioranza non esiste più. Il Pd ha voluto l'opera quando era al governo e continua a volerla ora che è all'opposizione.

Se la maggioranza su questo non c'è più, il presidente del Consiglio deve andare dal presidente della Repubblica a dimettersi. Non è sufficiente sostituire il ministro Toninelli». Mentre Luigi Zanda e Carlo Calenda non nascondono la delusione per la scelta di restare in aula, che avrebbe aiutato il governo.

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