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Voto sulla Palestina, intifada nel Pd

Sfida tra mozioni in Aula sul riconoscimento dello Stato. Sinistra nel caos, il governo pensa di bloccare tutto

Voto sulla Palestina, intifada nel Pd

Roma - Oggi l'Aula di Montecitorio dovrebbe votare le tre diverse mozioni presentate per il riconoscimento dello Stato della Palestina, presentate da Sel (e dal Pd), dal Movimento Cinque Stelle e dalla socialista Pia Locatelli (e firmata anche questa da un gruppetto di deputati dem). Ma la girandola di mozioni rischia di spaccare fragorosamente il Pd su un tema delicatissimo e in un momento altrettanto «inopportuno», e così da Palazzo Chigi potrebbe arrivare la richiesta di sfilare la questione dal calendario dei lavori della Camera, facendola slittare a dopo l'elezione del nuovo Capo dello Stato.

Un modo per Renzi di prendere tempo e disinnescare il rischio di una frattura, rischio già emerso venerdì scorso in occasione dell'ultima discussione in Aula sulle mozioni, che per una sfortunata coincidenza è avvenuta - sotto gli occhi dell'ambasciatrice dell'Anp Mai Al Kaila - subito dopo il controverso intervento del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, chiamato in Aula per riferire sulla questione della liberazione di Greta e Vanessa, le due cooperanti italiane sequestrate in Siria per cinque mesi, e sulle voci del pagamento di un riscatto da parte del Governo.

Se sulla questione del riconoscimento della Palestina Sel, M5S e Socialisti spingono sull'acceleratore, mentre Forza Italia e Ncd caldeggiano un rinvio (e la Lega presenta una mozione contraria), il Pd gioca invece su entrambi i tavoli. Dividendosi tra quanti - e sono molti, come la deputata Marietta Tidei - hanno scelto di firmare le mozioni di Sel e della Locatelli, e l'intenzione di rinviare a data da destinarsi la scottante questione. Magari ipotizzando anche una nuova mozione, stavolta targata dem, che unisca - come ha detto venerdì scorso in aula il capogruppo Pd in commissione Esteri Vincenzo Amendola - «il tema degli accordi di pace al riconoscimento» della Palestina.

Qualcuno, però, ha capito il gioco a guadagnare tempo del governo (che si era riservato di intervenire «nel prosieguo del dibattito») e attacca la posizione «ufficiale» del Pd e di Palazzo Chigi. Così Pia Locatelli, due giorni fa, nel suo intervento a un convegno sulla questione palestinese a Montecitorio, ha anticipato il probabile esito della giornata odierna, spiegando che «girano voci di un possibile rinvio della votazione delle mozioni sul riconoscimento della Palestina». «Alcune forze politiche e, purtroppo, alcuni esponenti della maggioranza, vorrebbero condizionarne l'approvazione alla ripresa dei negoziati. Sappiamo bene che questo vorrebbe dire nessun riconoscimento», ha proseguito l'esponente socialista del gruppo Misto. Augurandosi che «sulla questione israelo-palestinese la linea del governo, e di una parte del Pd, non sia la stessa della destra israeliana e del suo leader Netanyahu».

Ma quella «parte del Pd», al momento, ha soprattutto voglia di rinviare il problema.

Appellandosi anche al rischio di una «ideologizzazione» del dibattito, pur di sventare un'altra dolorosa spaccatura in un partito più che mai diviso.

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