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Boldrini in fuga sulla cyclette

La Boldrini, trovandosi forse leggermente appesantita, vuole la bici in ufficio. I funzionari: "Rovina il decoro". E spunta un paravento. Ma il braccio di ferro potrebbe anche non finire qui

Boldrini in fuga sulla cyclette

Roma - Ufficio di presidenza-Aula, Aula-ufficio di presidenza, qualche viaggio, molti impegni istituzionali, lunghe cerimonie, un convegno ogni tanto. Se la politica è sangue, sudore e qualcos'altro, guidare la Camera è invece un incarico di alto prestigio e di grande fatica, ma di scarso consumo calorico. Però, come si dice in questi casi, hai voluto la bicicletta, ora pedala. Così Laura Boldrini, trovandosi forse leggermente appesantita, ha deciso di mettersi a pedalare davvero e ha comprato una bella cyclette.

Quando l'attrezzo ginnico è arrivato, lei tutta contenta se l'è fatto montare nel suo studio, nonostante le perplessità dei funzionari di Montecitorio. Presidente, dicevano, insomma, non si può fare, è brutta, quei pedali, se poi viene qualcuno in visita, come si fa... Ma la presidenta ha tenuto il punto: la voglio qui vicino a me e basta, in modo da poterla usare nei ritagli di tempo.

Ora, la letteratura che riguarda i politici su due ruote è molto lunga. Basta pensare a Romano Prodi, che continua a scalare l'Appennino emiliano fasciato nelle sue tutine colorate. O al sindaco di Roma Ignazio Marino, che costringe i due vigili urbani della scorta a spingere sui pedali per valicare di Sette Colli. O anche a Graziano Delrio, che per arrivare in tempo nel suo nuovo ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il primo giorno è sfrecciato contromano in barba al codice della strada e alle disposizioni emanate dal suo stesso dicastero.

Chissà, magari la Boldrini mentre si allena pensa a Nilde Iotti. Ma la prima, storica, presidenta della Camera, quando pedalava lo faceva come staffetta partigiana durante la Resistenza, portando ordini e informazioni per le strade piene di tedeschi, mentre la Boldrini fatica sul posto. Una sgambata ogni tanto, tra un impegno e l'altro. Finché, raccontano, un giorno si è resa conto che i funzionari di Montecitorio avevano ragione, che non si poteva esibire la cyclette pure durante gli incontri più formali, con ospiti illustri, che non si può accogliere sudati e affannati i presidenti stranieri. E ha chiesto ai commessi di procurare un paravento per coprirla. Poi però neanche il separé andava bene perché la gente si incuriosiva e chiedeva che cosa c'era là dietro, provocando comunque imbarazzo nella terza carica dello Stato. Quindi, nuovo ordine: via la cyclette, spostatela in un'altra stanza. Ma pochi giorni più tardi la Boldrini ci ha ripensato ancora una volta. Se non la vedo, questo il ragionamento, se non ce l'ho ha portata di mano, anzi di piede, va a finire che non la uso mai.

Dunque la due ruote è tornata a troneggiare nel grande studio di Montecitorio. Anche se, a quanto pare, non in maniera definitiva.

La cyclette infatti farebbe su e giù, dentro e fuori secondo le necessità e gli impegni, per la gioia della presidenza e la furia dei commessi.

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