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Il welfare nel mirino dei tagli E ora il governo è allo sbando

Il sussidio caro a Di Maio, detrazioni fiscali e pensioni: tutto a rischio. E spunta la flat tax, ma non in deficit

Il welfare nel mirino dei tagli E ora il governo è allo sbando

L'ennesima «lettera rubata» della politica italiana. La missiva con la risposta del governo alla Commissione europea che ha messo in mora l'Italia per una crescita eccessiva del debito pubblico, fino a ieri sera era nelle mani del premier Giuseppe Conte. Secretata, in attesa di un sofferto via libera, arrivato intorno alle 22. Nel pomeriggio è uscita una versione, presentata come una bozza del ministero dell'Economia (che potete leggere nella pagina a fianco). Scritta con un linguaggio da ministero dell'Economia, ha osservato Renato Brunetta di Forza Italia. Ma smentita da via XX settembre e da Palazzo Chigi. Contenuti che «non corrispondono alla realtà». Il giallo è servito. Nella bozza smentita il governo si dice convinto che «sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022».

Riferimento diretto a Reddito di cittadinanza e Quota 100. Poi modificato in una versione più soft. «L'utilizzo delle nuove politiche di welfare è, finora, inferiore alle stime sottostanti alla legge di bilancio 2019. Di conseguenza, il disavanzo dovrebbe attestarsi significativamente sotto le previsioni della Commissione».

Un compromesso: niente tagli al welfare in cambio della rinuncia del M5S al «tesoretto», il miliardo risparmiato sul reddito di cittadinanza che Di Maio voleva destinare al decreto famiglia. Nella versione finale il governo si impegna a «conseguire un avanzo primario più elevato» per riportare il rapporto debito/Pil su un «percorso chiaramente discendente». Obiettivo un avanzo primario del 3,1% del Pil nel 2022. Manca il come.

L'intenzione di ritoccare la spesa c'è. Una stretta sul welfare è nell'aria. Il passaggio della bozza sul welfare ha fatto infuriare il ministro del Lavoro e leader M5s. E non a caso. L'obiettivo principale è il reddito di cittadinanza. La minore spesa per quest'anno rispetto agli stanziamenti è di un miliardo. Di Maio voleva utilizzare il tesoretto. Invece il risparmio di quest'anno andrà a riduzione del deficit e lo stanziamento per il 2020 potrebbe essere rimodulato. Non più 8,1 miliardi, ma circa 6,5 miliardi.

In questo caso non ci sarebbe nessun effetto concreto per i percettori di reddito. Ma in campo ci sono altre proposte che avrebbero conseguenze. Ha fatto discutere nel governo quella della Corte dei conti che consiste nel ridurre lo stanziamento per il reddito di cittadinanza e prevedere un blocco delle domande e una rimodulazione dell'importo mensile. Sussidio con il contagocce, insomma, con il rischio che alcuni richiedenti non siano accontentati.

Questa stretta non dispiace alla Lega. Ma potrebbero spuntare anche restrizioni della platea per Quota 100, con lo stesso meccanismo. Le richieste dell'anticipo di pensione sono tante, ma non quante il governo si aspettava. I risparmi anche in questo caso andranno a riduzione del deficit. La stessa riforma previdenziale potrebbe non essere rinnovata dopo la scadenza della sperimentazione. L'effetto concreto è che se qualcuno conta di andare in pensione a 62 anni con 38 di contributi nel 2022, rischia di rimanere deluso. In casa Lega c'è fermento anche sulla flat tax. «Il Parlamento - scrive il ministro alla Ue - ha invitato il governo a riformare l'imposta sul reddito delle persone fisiche nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo nel periodo 2020-2022 definiti nel programma di stabilità». Si farà, non in deficit.

C'è il rischio di tagli a scuola, forze dell'ordine, sanità, secondo le opposizioni. Ma c'è un altro universo, tutto da esplorare, per recuperare risorse ed evitare, almeno all'apparenza, una manovra. Sono le famose tax expenditures, la giungla delle deduzioni fiscali che pesa per 161 miliardi. Se si toccano si rischia di tagliare detrazioni delle spese sanitarie, degli assegni familiari, degli interessi dei mutui.

Iniziare dalla spesa sociale è il peggiore modo per annunciare dei tagli.

Per questo ieri in tanti pensavano che la bozza fosse una trappola contro il governo.

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