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Woodcock e Sciarelli verso l'archiviazione. Non erano loro la gola profonda del «Fatto»

In bilico le accuse al pm e alla cronista. Ma l'ultima parola tocca al gip

Woodcock e Sciarelli verso l'archiviazione. Non erano loro la gola profonda del «Fatto»

Roma - Sembrano mettersi bene le cose per il pm Henry John Woodcock. Anche se un atto formale ancora non c'è, la Procura di Roma si accinge a chiedere l'archiviazione dell'inchiesta per falso e rivelazione di segreto d'ufficio nell'ambito della vicenda Consip, nella quale il magistrato napoletano che la conduce in parallelo con i colleghi della capitale, è finito sulla graticola perché sospettato di aver passato informazioni riservate ai giornali e di aver concorso con l'ex capitano del Noe, Gianpaolo Scafarto, nella manomissione dell'informativa che inguaia Babbo Renzi.

In attesa dell'ufficialità, la Procura non si sbilancia, anzi ribadisce che «non è stata presa alcuna determinazione» sulla vicenda Woodcock. In ogni modo l'ultima parola spetterà al gip, che dovrà leggere le carte e condividere le conclusioni degli inquirenti, i quali non ritengono ci siano elementi sufficienti per stabilire che sia stato Woodcock a passare le notizie a Marco Lillo, de Il Fatto Quotidiano, mentre su questo punto la posizione di Scafarto sembra tutt'altro che chiarita. Destinata all'archivio invece anche la posizione di Federica Sciarelli, la conduttrice di Chi l'ha visto? indagata per rivelazione di segreto perché avrebbe fatto da tramite tra il giornalista e il magistrato suo compagno. Durante il suo interrogatorio, lo scorso luglio, Woodcock aveva negato di aver mai passato informazioni a Lillo, autore di due scoop ravvicinati su Consip, il primo che svelava l'inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione e in cui si accennava al legame tra l'allora ad di Consip, Luigi Marroni, e Tiziano Renzi, l'altro con la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati del comandante dell'Arma, Tullio Del Sette, accusato di rivelazione di segreto d'ufficio. Davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo, il pm napoletano ha spiegato perché non poteva essere stato lui a passare le notizie a Il Fatto. Il 20 dicembre, giorno in cui vennero perquisiti gli uffici della Consip e in cui Lillo scriveva il suo primo articolo parlando dell'indagine, Woodcock si trovava infatti a Napoli, come riporta La Stampa, e soltanto nel tardo pomeriggio era corso a Roma per incontrare Scafarto, il quale lo aveva messo al corrente del fatto che Marroni aveva cominciato a parlare. Era poi andato con il capitano alla sede del Noe per continuare l'interrogatorio di Marroni. Ricostruendo in questo modo i dettagli di quei giorni in cui uscirono gli scoop di Lillo, insomma, il pm avrebbe dimostrato che non può essere stato lui a dare le notizie in tempo reale a Scafarto, che adesso rischia di rimanere con il cerino in mano.

Anche sull'accusa di falso Woodcock sembra aver convinto i colleghi: è vero, avrebbe detto lui all'ex capitano di scrivere nell'informativa un capitolo a parte sulla presunta presenza dei servizi segreti nell'inchiesta Consip, ma lo avrebbe fatto per una normale prassi investigativa e senza sapere che la presenza degli 007 era stata già esclusa.

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