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Da Zingaretti a Fassino: fuga dall'ex premier E i centristi si dividono

In tanti nel Pd cercano di riposizionarsi Quante tensioni all'interno di Ala e Ncd

Da Zingaretti a Fassino: fuga  dall'ex premier  E i centristi si dividono

Roma Il partito dei transumanti non molla la maggioranza record raggiunta in questa legislatura: 396 cambi di casacche, a un'incollatura del record storico di 400. E con l'inchiesta Consip e la condanna a Denis Verdini che stanno terremotando la maggioranza, c'è la certezza che il primato verrà largamente bruciato.

La spaccatura nel Pd e le notizie in arrivo dalle Procure hanno innescato l'ennesima fibrillazione tra i transumanti. Nel Pd, consumata la scissione con i Democratici e progressisti di marca bersaniana e dalemiana, è il momento della fuga da Renzi. Che si va allargando progressivamente a nomi man mano più vicini all'ex premier in caduta. Si agitano i renziani dell'ultimora come Fassino, perfino nel governo Gentiloni c'è chi si allontana alla chetichella (ma tiene duro il ministro Poletti), si schierano i franceschiniani, che risulteranno decisivi. Perché al congresso Pd, a fronte delle 100 firme pro Orlando, la mozione Renzi sarebbe in grado di raccoglierne 190. Ma 90 sono nomi della squadra di Franceschini. Tanti i nomi pronti a ricollocarsi lontano da Renzi compresa la madrina delle unioni gay Monica Cirinnà. E anche tanti amministratori locali. I big del Lazio ad esempio: il governatore Nicola Zingaretti, il tessitore Goffredo Bettini, il navigato Angiolo Marroni.

Aria di valigie anche nel gruppo di Ala, dopo la mannaia giudiziaria su Denis Verdini. Il suo gruppo al Senato, già assottigliatosi dopo il passaggio di due parlamentari all'Udc, potrebbe perdere altri pezzi a breve. In totale si parla già di 10-12 parlamentari pronti a cercare casa in Forza Italia. Ieri a Repubblica ad esempio, hanno confidato i propri dubbi Ciro Falanga e Giuseppe Compagnone.

Agitazione anche tra gli alfaniani. Il leader lancia segnali di fumo a Berlusconi: «Scelga tra la Lega e noi che siamo la casa dei moderati». Ma ad accasarsi lontano dall'Ncd potrebbero essere alcuni dei suoi, La recente direzione dell'Ncd è servita non tanto a ratificare il prossimo cambio di nome del partito, quanto la spaccatura fra l'asse «lombardo» Lupi-Colucci, in dialogo con gli azzurri già da un po', e quello «siciliano» fedele ad Angelino, che andrà al test con le prossime regionali in Sicilia e prima ancora le amministrative a Palermo. Nel mezzo, i filo-renziani, come Cicchitto, che per non sbagliare restano dove sono. È tutto un preludio al dissolvimento di quella galassia centrista, fatta di satelliti abbagliati dall'astro nascente Renzi e che ora sperano di rientrare dalla porta di servizio. Qualcuno si dice abbia già provato a bussare, nei pressi di Palazzo Grazioli, senza essere ricevuto. Al Senato, il gruppo dei fittiani rimasti in sette dopo la fuoriuscita della capogruppo Cinzia Bonfrisco e quello, ormai certo, dei due senatori prestati da Idea di Quagliariello, potrebbe essere sciolto nella prima seduta utile, martedì prossimo.

L'operazione in corso è complessa e vede un dialogo aperto, a Palazzo Madama, per esempio con l'area dei popolari di Mario Mauro e quella degli Udc che fanno capo a Cesa, secondo alcune fonti già a lavoro per traghettare diverse anime centriste verso Forza Italia.

Una terra di mezzo fittamente popolata, al centro del centrodestra e alla sinistra della destra Meloni-Salvini, dove vanno in scena le prove tecniche per ricomporre i pezzi di una proposta politica reduce dalla Casa delle Libertà.

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