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Zuppi da Biden. Spiragli sui rimpatri dei bimbi

Dopo Kiev e Mosca terza tappa dell'inviato del Vaticano. Le manovre per la pace

Zuppi da Biden. Spiragli sui rimpatri dei bimbi

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Mentre la Russia interrompe l'accordo sul grano e bombarda il porto di Odessa, Oltreoceano si prova a discutere di pace. Nella seconda giornata di visita a Washington, il cardinale Matteo Zuppi - presidente della Conferenza episcopale italiana e inviato speciale di Papa Francesco per la missione di pace in Ucraina - ha fatto visita al Congresso Usa, incontrando alcuni parlamentari statunitensi. «Lo scopo è dialogare, ascoltare ed essere ascoltato. Il presidente Joe Biden ha sempre avuto molta attenzione per il Santo Padre», ha detto alla Rai il nunzio apostolico a Washington Christophe Pierre, poco prima del faccia a faccia alla Casa Bianca tra Zuppi e il presidente Biden.

Dialogo e ascolto sono le due parole chiave della Santa Sede che da mesi sta cercando di trovare soluzioni alla guerra in Ucraina. I numerosi appelli che ripetutamente Papa Francesco non si stanca di lanciare, sono infatti accompagnati da gesti concreti di negoziato: dapprima l'invio del suo elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, in Ucraina; poi la decisione di nominare Zuppi come suo inviato speciale. Dopo essersi recato a Kiev e poi a Mosca, è iniziata ora la terza missione dell'arcivescovo di Bologna a Washington.

Nella nottata italiana, l'incontro forse più importante della trasferta di tre giorni: Biden ha infatti ricevuto il cardinale Zuppi alla Casa Bianca, discutendo della «vasta sofferenza» che sta vivendo il popolo ucraino, causata dalla «brutale guerra della Russia», ha riferito la Casa Bianca in un comunicato.

Un incontro centrale nel viaggio di tre giorni a Washington che potrebbe davvero aprire spiragli di pace in questo incessante tentativo di mediazione voluto con forza da Papa Francesco. Al centro dei colloqui anche gli aiuti umanitari che Vaticano e Stati Uniti stanno offrendo agli ucraini con particolare attenzione «al rimpatrio dei bambini ucraini deportati con la forza dai funzionari russi».

Il numero uno dei vescovi italiani, che alloggia alla Nunziatura apostolica, è arrivato negli States lunedì pomeriggio per una missione che terminerà oggi. Ed è proprio l'incontro con Biden che potrebbe rivelarsi decisivo per la buona riuscita della missione.

I rapporti di Biden con il Vaticano sono oggettivamente buoni dai tempi della sua visita a Roma di alcuni anni fa. Nonostante l'invio recente di bombe a grappolo a Kiev, il presidente americano, cattolico praticante, vede di buon occhio la missione umanitaria intrapresa da presidente della Conferenza Episcopale italiana per la liberazione dei bambini ucraini rapiti in questi mesi dai russi. A questo si è aggiunta, qualche giorni fa, la precisazione della Santa Sede, che ha voluto chiarire come la posizione del Papa non possa essere considerata filo russa. Francesco, ha puntualizzato pochi giorni fa il segretario per i rapporti con gli stati, monsignor Paul Richard Gallagher, «vuole il dialogo e la pace, ha distinto chiaramente tra aggredito e aggressore», ma è rimasto vittima più volte del fatto che i suoi «pronunciamenti sono stati tradotti senza precisione e talvolta senza risparmiargli offese», ha detto il ministro degli Esteri vaticano. La missione di Zuppi, ha sottolineato recentemente il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, non ha «come scopo immediato la mediazione», ma l'obiettivo di «cercare soprattutto di favorire il clima, favorire un ambiente che possa portare a percorsi di pace».

«Sono sicuro che monsignor Bettazzi, assetato di pace e giustizia e di convinta non violenza, mi avrebbe raccomandato di fare tutto l'impossibile», ha scritto Zuppi in un messaggio inviato al vescovo di Ivrea per i funerali del vescovo scomparso domenica, ultimo testimone del Concilio Vaticano II.

Una pace che sia il Papa che Zuppi sperano davvero arrivi presto.

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