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Il problema del rastrello

Il problema del rastrello

Rischio il licenziamento ma oggi, qui, vorrei occuparmi dei rastrelli da spiaggia. Un mio conoscente ­ Michele Boroni, cosiddetto blogger ­ vi ha dedicato un articolino che ha finalmente rotto un silenzio che durava da tutta la mia vita. Dentro ogni sacca dei giochi da spiaggia ­ sto esponendo il problema - assieme alla paletta e al secchiello e alle formine c'è sempre anche il rastrello: e può essere un omaggio alla nostra cultura contadina: ma avete mai visto un bambino giocarci? A che serve? Michele quest'estate ha messo in mano il rastrello a vari bambini e ha osservato le reazioni. La maggioranza lo ha grattato sulla sabbia e poi, dopo aver visto che tracciava solo timidi solchi, lo ha rimesso via e mai più usato. «Jacopo, duenne, lo ha guardato intensamente a distanza ravvicinata ­ ha raccontato Boroni - e poi me l'ha tirato addosso. Invece Teresa ha scavato una buca e l'ha sotterrato». Ciascuno ha i dubbi primordiali che merita: c’è chi si chiede a che servano i denti del giudizio, a che serva l'appendice, come faccia Nonna Papera ad avere una papera nell’aia, come faccia Tex a non aver mai avuto una donna in 40 anni.

Date un'occhiata ai giornali di questi giorni, guardate di che cosa sono costretti a occuparsi: poi decidete se il problema del rastrello valga poi molto meno.

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