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Processi lumaca, dall'Italia metà dei ricorsi a Strasburgo

Dalle informazioni in possesso del Consiglio d’Europa per 707 dei 2183 dei ricorsi per cui la Corte di Strasburgo ha già emanato una sentenza, i processi in Italia non sono ancora terminati

Strasburgo - Quasi la metà di tutti i casi attualmente pendenti davanti al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, in attesa che gli Stati attuino soluzioni adeguate a impedire il ripetersi delle violazioni riscontrate dalla Corte europea per i diritti dell’uomo, riguardano la lunghezza dei processi in Italia. Si tratta in totale di 2.183 casi, che come sottolineato dal Comitato dei ministri, riguardano lentezze processuali praticamente in tutti i tipi di giurisdizione. La parte del leone la fanno i processi civili con un totale di 1571 casi, di cui uno, specificano dal Consiglio d’Europa, richiederebbe una particolare diligenza nella risoluzione. Seguono i processi per cause di lavoro, 364, quelli penali, 122, e infine i procedimenti amministrativi, 118. Dalle informazioni in possesso del Consiglio d’Europa per 707 dei 2183 dei ricorsi per cui la Corte di Strasburgo ha già emanato una sentenza, i processi in Italia non sono ancora terminati. Se questa è la situazione davanti al Comitato dei ministri, davanti alla Corte di Strasburgo attualmente pendono più di 3.600 ricorsi contro l’Italia per una durata eccessiva dei processi. Dai dati della Corte risulta inoltre che l’Italia è, dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, quello condannato più volte per la violazione del diritto dei propri cittadini a un processo che duri un tempo ragionevole.

La Turchia e la Russia, rispettivamente al secondo e al terzo posto dopo l’Italia in questa classifica, hanno l’una la metà, e l’altra un terzo delle condanne.

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