Cronache

Profughi con arsenale fermati a Sarajevo

Un siriano e un algerino sono stati trovati in possesso di armi, munizioni e un silenziatore

Profughi con arsenale fermati a Sarajevo

Due “profughi” in possesso di armi e munizioni sono stati arrestati domenica sera dalla polizia bosniaca a Sarajevo. I due avevano cercato di far perdere le proprie tracce dopo essere stati notati ed avvicinati per un controllo da una pattuglia ma sono stati prontamente bloccati e posti in stato di arresto.

Gli agenti di polizia, insospettiti dal comportamento dei due individui, hanno deciso di andare più a fondo e in seguito ad alcune perquisizioni in diversi luoghi collegati ai fermati è stato rinvenuto un piccolo arsenale composto da un fucile, quattro pistole, un silenziatore e più di un centinaio di munizioni di diverso calibro.

Uno dei due soggetti è risultato essere un siriano di 34 anni registrato nel sistema come “profugo” mentre sull’altro, un cittadino algerino di 23 anni, sono ancora in corso accertamenti.

Fonti locali rendevano noto che si tratta della prima volta che due presunti profughi transitanti nei Balcani occidentali vengono trovati in possesso di armi di tale tipologia, un fattore che preoccupa seriamente le autorità. Non è ancora noto infatti cosa volessero fare i due arrestati con il mini arsenale e nessuna ipotesi viene al momento scartata, nemmeno la pista terroristica.

La rotta migratoria balcanica era stata chiusa nel marzo del 2016 in seguito a un accordo tra Unione Europea e Turchia dopo che centinaia di migliaia di profughi erano penetrati in Europa da est.

In seguito però il flusso di profughi ha cambiato rotta, puntando sulla rotta “Grecia-Macedonia-Serbia” e su quella che dalla Grecia passa in Albania, Montenegro e termina in Bosnia, precisamente nella zona di Bihac da dove si può facilmente penetrare in Croazia e quindi in Unione Europea.

I dati che arrivano dalla Bosnia sono allarmanti: da inizio 2018 sono 15mila i presunti profughi registrati dalle autorità locali (senza contare quelli sfuggiti ai controlli) e a febbraio 2018 il governo di Sarajevo segnalava un aumento del 700% degli ingressi rispetto a precedenti rilevazioni.

La situazione è diventata critica anche in Albania dove i centri di accoglienza sono stati invasi da migliaia e migliaia di rifugiati (molti dei quali provenienti da Siria, Pakistan e Afghanistan), che chiedono di poter restare. Del resto il passaggio dal Paese delle Aquile all’UE è poi breve.

Il flusso migratorio transitante per la "rotta balcanica" è tutt'altro che rallentato; si è semplicemente adeguato alle nuove dinamiche di controllo e il rischio d'infiltrazione in UE di soggetti armati e potenzialmente pericolosi resta elevato, come dimostra il caso di Sarajevo.

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