Economia

Prove tecniche per la «supermunicipalizzata»

Il tentativo è di creare un polo in grado di competere con i big dell’energia

Prove tecniche per la «supermunicipalizzata»

da Milano

Accelerazione a sorpresa nei contatti per le alleanze tra le ex municipalizzate, ma è subito litigio. Questa volta i protagonisti sono Iride (Torino più Genova), Hera (Bologna, Modena per le utility romagnole), Enìa (Parma, Reggio e Piacenza), Acea (Roma) e A2A (Milano-Brescia). Ieri mattina si è tenuto a Milano un vertice di tutti i top manager su iniziativa del presidente di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano: avrebbe dovuto rimanere segreto, ma la notizia è trapelata.
Obiettivo: valutare le possibilità di creare quella «Rwe italiana» che costituirebbe un polo in grado di stare alla pari con Edison e con la futura E.On Italia, anche se non con Enel. Nel frattempo a Genova il sindaco Marta Vincenzi incontrava il collega di Torino, Sergio Chiamparino, con il quale concordava di modificare lo statuto e la governance di Iride: una mossa che sembrava dettata dall’esigenza di preparare la società alle nuove alleanze che si stanno profilando.
Ma qui sono iniziati i malintesi e i distinguo: innanzi tutto Chiamparino ha parlato di riunione a quattro a Milano (non citando i rappresentanti di A2A) e la stessa cosa facevano ambienti Acea. Ma proprio tra il sindaco di Torino e la società romana scoppiava il casus belli: il primo, infatti, affermava l’opportunità di procedere per gradi, aggregando prima Iride con Enìa ed Hera, e poi con Acea. Il tutto con la previsione di firmare un documento comune a quattro entro la fine dell’anno. Una mossa che se da un lato era un’apertura di Chiamparino a un’alleanza a quattro (Iride, Enìa, Hera, Acea), dall’altro metteva i romani in secondo piano. Facendo saltare la mosca al naso ai vertici di Acea: fonti vicine al gruppo affermavano infatti che o le cose si facevano tutti insieme o non si facevano affatto e che la società avrebbe potuto cercarsi altri partners.
La cosa più curiosa è comunque il vertice dei manager. C’è evidentemente una volontà di arrivare a una aggregazione più forte: Edf non sembra aver ceduto un millimetro nel braccio di ferro per la governance di Edison, mentre E.On acquisirà gran parte delle centrali di Endesa Italia, oltre a quella che sta costruendo in Piemonte. Due episodi che hanno fatto capire che il tempo per la creazione di un nuovo gruppo italiano è ormai limitato: ogni giorno che passa è un giorno di svantaggio. Ed è noto che tra i vertici di Iride e di Hera esiste già un accordo sulle cose da fare (e sul come) per arrivare a un’aggregazione: quello di ieri sembra essere stato un tentativo di allargare il dialogo, con la grossa sorpresa del coinvolgimento di A2A.


Senza, infine, dimenticare che da tutti questi contatti resta escluso il Nord Est, una realtà importante, ma decisamente in ritardo nelle aggregazioni rispetto al resto dell’Italia, che rischia di diventare il prossimo obiettivo di espansione dei gruppi stranieri.

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