Cronache

La Provincia caccia i suoi «nomadi buoni»

La Provincia caccia i suoi «nomadi buoni»

Quando il Giornale aveva segnalato il rischio che una carovana di camper di nomadi potesse insediarsi nel giardino dell’istituto Doria di Struppa usandone tutti i servizi, il presidente del Municipio Valbisagno, Agostino Gianelli, aveva fatto l’indignato, spiegando che si trattava di una famiglia per bene, che pagava le tasse e che doveva restare a Genova per portare un bambino gravemente malato al Gaslini. Il Giornale aveva riportato questa versione, parlando di «allarme rientrato» e del fatto che Municipio e Provincia avevano trovato una sistemazione ancora migliore, nella zona dell’ex manicomio di Quarto, più comoda per le necessità del piccolo malato. Oggi si scopre che la brava famiglia viene cacciata dalla stessa Provincia perché «dà problemi». E anche seri.
La Provincia infatti ordina (entro questa sera) lo sgombero della ventina di persone accampate presso il parco in via Maggio. La storia era cominciata un mese fa quando la G.A.U. (associazione Giovani Amici Uniti di Molassana) decise di ospitare all'interno dei propri piazzali di Prato, una famiglia di zingari giunta da Padova per curare il figlio di 8 anni affetto da una grave malattia e bisognoso di terapie per almeno 6 mesi. Una decisione contestata sia da qualche consigliere della stessa G.A.U. sia dai residenti della zona. A calmare le acque ci pensò Piero Fossati, assessore provinciale il quale, pur non essendo il responsabile delle politiche sociali, si prese carico del problema e decise di far trasferire quelle persone nelle aree della Provincia. Ben presto la «colonia» è aumentata. Tra genitori, zii, nonni, cugini e fratelli si contano ora almeno una ventina di persone inseidate a Quarto. L’ingombrante presenza ha creato parecchi disagi a coloro che per lavoro sono costretti a convivere con questi nomadi. Che pur portando il bimbo al Gaslini, si comportano esattamente come la maggior parte degli altri nomadi. Così, oltre alle lamentele di accattonaggio, pian piano si sono aggiunte quelle degli operai di un cantiere adiacente che lamentano la presenza di bambini che corrono e giocano all'interno dello stesso e quelle di alcuni addetti alla sorveglianza d'ingresso, costretti ad alzare la sbarra in continuazione a causa del continuo via vai delle solite auto di grossa cilindrata o degli ingombranti mega camper.
Lamentele che non sono passate inosservate alla locale sezione dei carabinieri che avrebbero imposto agli stessi guardiani di annotare ora e data di ogni loro spostamento, sospettando anche qualcosa di più «serio» del semplice disturbo. A rendere ufficiale la notizia dello sgombero forzato è Agostino Gianelli, presidente del Municipio Valbisagno, uno dei primi a battersi per «adottare» la famiglia: «All'inizio della vicenda - esordisce Gianelli - abbiamo agito per aiutare il bimbo, ma dopo una settimana le persone aumentavano e l'intervento della Provincia è valso a trovare una soluzione più consona alle loro esigenze». La stessa Provincia che adesso li sloggia. Gianpaolo Malatesta, consigliere comunale del Pd giustifica così: «Siamo riusciti ad ottenere una stanza all'interno del Gaslini, ma oltre al bimbo possono viverci solo la madre e il padre.

Mi spiace per tutti gli altri ma non spetta a noi dirgli dove andare».

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