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Una provocazione sull'aborto: "Per legge l'uomo non esiste"

La provocazione della deputata Melania Rizzoli dopo la lettera di Marco, un lettore del "Giornale", che chiede alla compagna di non interrompere la gravidanza

Una provocazione sull'aborto: 
"Per legge l'uomo non esiste"

di Melania Rizzoli*

Caro Marco,
La vita di suo figlio dipende solo ed esclusivamente da sua madre e finché si trova nel suo utero lei non ha, e non avrà, alcuna voce in capitolo e nessun diritto su quella vita nascente.
Se ne faccia una ragione. Lei per la legge è solo il maschio inseminatore, e se quel suo seme, ricercato per un’ora di sesso, ha incautamente prodotto un embrione che possiede metà dei suoi cromosomi e delle sue caratteristiche fisiche, la sua partner del momento può decidere in assoluta solitudine il destino di quel prodotto vitale, inaspettato e da lei indesiderato, e che non diventerà mai figlio. Senza nemmeno consultarla.
Non le resta che assistere impassibile al decorso degli eventi da solo spettatore, non avendo lei nessuna dignità legale per intervenire in alcun modo. Inutile gridare aiuto. Mi sembra poi che la madre di suo figlio abbia già deciso di rinunciare a lui, e questo tipo di decisioni raramente producono un ripensamento.

La legge parla chiaro. È scritta e applicata a tutela delle donne. Voi maschi in gravidanza non esistete. Chiuso il discorso. D’altronde troppo spesso voi uomini vi tirate indietro di fronte a quella gestazione da voi stessi procurata, vi spaventate, sparite e scappate a gambe levate, lasciando le ragazze che avete inseminato a risolvere in solitudine il «problema».

Troppo spesso vi ritenete immaturi e impreparati alla paternità, un impegno che dura tutta la vita, e che la cambierà e la condizionerà quella vostra vita, per sempre! Perbacco, uno stupido e svelto orgasmo deve stravolgere la vostra attività di maschio attivo e predatore? Non sia mai!
Lei, caro Marco, è una rarità. Lei che ama, lei che desidera con forza la nascita di quel figlio che nemmeno è dentro di lei... e che magari domani o dopo sarà strappato e aspirato vivo da una cannula dall’utero di sua madre, in una sterile sala operatoria, come da tempo già disposto e organizzato. Senza il suo consenso. Che comunque non vale niente.

Lei fantastica troppo. La realtà è più cruda delle sue «femminili» fantasie... un bimbo con i suoi occhi e il suo carattere... sangue del suo sangue... non nascerà mai, sua madre glielo ha detto e ripetuto, quel figlio non lo aspettava e non lo vuole. E ha deciso.
E lo eliminerà. Punto e a capo.
Il concepimento è una cosa seria, caro Marco. Oggi bisogna programmarlo, pianificarlo, desiderarlo e condividerlo soprattutto con la donna che si ama. Non si può essere superficiali. Non può essere il frutto di un fugace rapporto sessuale. Oggi le donne decidono il proprio futuro, indipendentemente dai vostri stupidi sentimenti, desideri e aspirazioni.
Voi uomini siete chiamati in causa solo quando nasce vostro figlio, quando lascia definitivamente l’utero materno.
E deve essere mantenuto.

Allora siete legalmente riconosciuti, diventate padri a tutti gli effetti, siete obbligati a rispettare i doveri morali ed economici, e sarete ritenuti responsabili dalla legge italiana di quel figlio venuto al mondo dal vostro seme e che in quel mondo dovete sostenere. Economicamente, of course. E sarete perseguiti e perseguitati dalla stessa legge se vi tirate indietro, se vi distraete, se vi dimenticate dei vostri obblighi o peggio se smarrite il vostro bancomat.
Ma finché si trova nel ventre di sua madre voi maschi non contate nulla. Anche se siete voi ad avercelo messo, lì dentro.
E quindi, per legge, non dovete nemmeno sostenere la spesa economica per la sua eliminazione, o per il suo smaltimento.

«L’utero è mio e lo gestisco io» recitava un famosissimo slogan femminista degli anni ’70 ma attualissimo anche oggi, è questione di cultura, caro Marco, avrebbe dovuto informarsi meglio, magari parlarne con la mancata madre di suo figlio, accertarsi che i vostri desideri fossero gli stessi, e soprattutto che lei avesse un minimo desiderio o istinto di maternità, senza il quale nessun bambino al mondo nascerebbe mai. Magari questo «progetto» era solo nella sua mente caro Marco, o peggio nel fondo del suo cuore, e per questo viene crudelmente abortito.

Sono le donne a decidere, non c’è compagno, padre o Chiesa che tenga, o che influenzi minimamente delle decisioni prese in solitudine. E la legge lo consente.
Questa è la realtà delle cose, non c’è nient’altro da aggiungere.
Anzi no, una cosa gliela voglio suggerire..

. caro Marco, per favore, non si arrenda!

*Medico e deputato Pdl

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