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Putin contesta gli Usa: "Fomentano le proteste" Indagine sui brogli

Il premier russo se la prende con gli Usa, colpevoli di aver viziato i risultati delle elezioni. Medvedev annuncia indagine sui presunti brogli elettorali

Putin contesta gli Usa: "Fomentano le proteste" Indagine sui brogli

Il premier russo, Vladimir Putin, si scaglia pesantemente contro gli Stati Uniti e in particolare contro il segretario di Stato Hillary Clinton. L'accusa? Avere influito pesantemente nel risultato delle ultime elezioni russe, che hanno visto Russia Unita, partito di Putin, perdere consensi.

Putin ha il dente avvelenato. Ritiene gli Stati Uniti responsabili delle manifestazioni in corso in questi giorni per contestare il risultato elettorale, che ha visto il partito del premier russo sì vincitore, ma in calo rispetto alle tornate precedenti, e sarebbe stato provocato deliberatamente da Washington.

Ce l'ha in particolare con il segretario di Stato Hillary Clinton, colpevole secondo lui di essere saltata troppo presto alle conclusioni, parlando di irregolarità nelle svolgimento delle votazioni russe, che sarebbero state compromesse da pesanti brogli, prima ancora di leggere le osservazioni dell'Odihr, l'ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell'Osce. "Ho ben visto qual'è stata la prima reazione dei nostri partner americani", commenta Putin, ovvero "l'affermare che le elezioni non erano state corrette".

Alla Clinton il premier russo non imputa solo di avere commentato troppo presto i risultati elettorali russi, ma la accusa anche di avere dato il là alle manifestazioni degli attivisti dell'opposizione, che avrebbero trovato nelle sue parole il segnale che gli mancava per scatenare la protesta. E se non bastasse sul risultato elettorale avrebbero influito anche "fondi esteri per un importo pari a svariate centinaia di milioni di dollari".

Nonostante le critiche di Putin, il presidente russo Dmitry Medvedev ha annunciato che sarà aperta un'indagine che faccia luce sulla situazione e sui presunti brogli avvenuti nelle elezioni di domenica scorsa. Ma avverte: "I risultati sono in linea con le previsioni".

Intanto continua la repressione del dissenso da parte di Mosca, che attraverso i servizi segreti ha chiesto agli amministratori di Vkontakte, social in cirillico molto simile a Facebook, di bloccare i gruppi di dissenso che stanno nascendo in rete in questi giorni.

A denunciare il tentativo lo stesso fondatore del network, Pavel Durov, che ha risposto con un "no", ricordando la linea del social, improntata in linea di massima alla libertà d'espressione e all'apoliticità.

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