Politica

Quando giudici e Pm sono uniti nella lotta

A Lecco magistrati a latere e accusa si danno appuntamento. Motivo: giudicare se il presidente del collegio è imparziale

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Sui rapporti tra giudici e Pm mai si era saputo addirittura di incontri tra giudici a latere e pubblico ministero dello stesso processo per discettare, tra un’udienza e l’altra, sull’imparzialità del presidente del Collegio. Eppure accade a Lecco al processo «Sciacallo» che si sta celebrando contro una banda di truffatori di banche e che ora deve ripartire da zero. Infatti, la Corte d’Appello di Milano ha appena accolto la ricusazione presentata dai difensori contro i due giudici a latere, Elisabetta Morosini ed Emanuela Rossi, proprio per i colloqui avuti con il pm Luca Masini.
Un passo indietro. All’udienza del 23 ottobre 2004 la scelta del collegio di ridurre i testi d’accusa provoca un attimo di scompiglio tra le parti. E il presidente Luciano Tommaselli riporta l’ordine in aula. Ma i «suoi» giudici a latere, appunto la Morosini e la Rossi, affermano che il presidente avrebbe usato «espressioni irriguardose» nei confronti del Pm. Così, terminata l’udienza, «ci siamo sentite - scriveranno poco dopo le due in un documento agli atti - in dovere di esprimere il nostro rammarico al rappresentante della pubblica accusa».
Ma che aveva fatto Tommaselli? Secondo quanto ricostruirà la Cassazione, «aveva espresso anche fuori dall’esercizio delle funzioni giurisdizionali il proprio negativo parere sulla fondatezza delle imputazioni. Era stato in udienza e fuori irriguardoso nei confronti dei giudici a latere, del Pm e di alcuni difensori». Tant’è che il Pm Masini sollecita, sempre stando alla ricostruzione dei giudici a latere, un colloquio con la Morosini e la Rossi. Invito accettato. Di che parlano? Masini anticipa loro «la propria intenzione di ricusare il presidente - scriveranno le due - esprimendo forti dubbi circa l’imparzialità dello stesso; (il Pm, ndr) ha poi suffragato il suo sospetto (non si sa come, ndr) e ci ha quindi invitato a prenderne consapevolezza e ad assumere una posizione attiva al riguardo».
Da quel giorno ne segue per la Morosini e la Rossi «un grande travaglio» e chiedono di astenersi. Quando il presidente del Tribunale di Lecco legge la ricostruzione sbianca. E chiede ragione di quei colloqui davvero insoliti con il Pm.
Ma la Morosini e la Rossi nicchiano e puntano l’indice contro Tommaselli rivelando nero su bianco che il presidente «conversando con le scriventi palesemente mostrava la propria insofferenza a questo procedimento penale che a suo parere doveva concludersi quanto prima atteso che secondo lui molte delle condotte delittuose contestate erano insussistenti o andavano ridimensionate». L’indiscrezione provoca un terremoto: la richiesta di astensione viene respinta, Masini ricusa Tommaselli che viene sostituito con Maria Cristina Sarli.

Ma quando l’incartamento finisce in aula, i difensori Fabio Schembri, Ciro Paparo e Luisa Bordeaux rimangono basiti: possibili quei colloqui tra Pm e giudici a latere? Scatta la ricusazione. Così il processo dopo 40 udienze deve ripartire da zero.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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