Abbiamo già parlato, nello scorso appuntamento, di «mediazione sociale»: uno strumento più che mai importante per la gestione e, ancor di più, per la prevenzione della conflittualità urbana e per far nascere un più consapevole senso di appartenenza alla comunità.
Il concetto di mediazione sociale è, però, più ampio e contiene in sé altri tipi di mediazione, in particolare la mediazione culturale, di cui parleremo in questa sede, e la mediazione scolastica, che affronteremo nel prossimo appuntamento.
La «mediazione culturale» è strettamente connessa con l'immigrazione, che porta a vivere fianco a fianco persone di lingua, religione e cultura diverse. Questa tipo di mediazione è un elemento costante delle politiche di integrazione sociale, indispensabile sia per consentire ai nuovi cittadini di esercitare i loro diritti, sia per facilitare l'integrazione culturale attraverso la conoscenza o lo scambio reciproci.
Il mediatore culturale (detto mediatore linguistico culturale, Mlc) è la figura professionale che ha il compito di facilitare la comunicazione e la comprensione, sia a livello linguistico che culturale, tra l'utente di etnia minoritaria e l'operatore di un servizio o ente pubblico, ponendosi in modo equidistante e neutrale tra le parti interessate.
Gli ambiti di intervento del mediatore linguistico culturale sono numerosi; in particolare: l'ambito giuridico per quanto riguarda la questura, il carcere e il tribunale, l'ambito sanitario relativamente alle strutture ospedaliere e all'Asl, l'ambito sociale per i servizi sociali dei comuni e dell'Asl, l'ambito lavorativo (ufficio di collocamento) e quello scolastico. Poiché il fenomeno dell'immigrazione sarà una costante per gli anni a venire la mediazione culturale, insieme alla semplificazione della procedura, potrà agevolare e rendere meno problematico l'inserimento.