di Luigi Mascheroni
Antonio Tabucchi, marzo 2002: «Le elezioni sono regolari, certo. I regolamenti di conti lo sono meno. Quello berlusconiano è un metodo che appartiene al cartello di Medellin della Colombia, a Paesi trafficanti di droga». Furio Colombo, ottobre 2004: «Quel premier assomiglia a un despota». Giorgio Bocca, gennaio 2005: «Non diciamo che questa nuova destra berlusconiana è fascista, è qualcosa di peggio: il fascismo attaccava lo Stato liberale per ricostruirlo più forte e autoritario, il berlusconismo lo disgrega per avere mano libera nel saccheggio e nelluso delle istituzioni». Alberto Asor Rosa, agosto 2008: «Il governo Berlusconi rappresenta senza ombra di dubbio il punto più basso nella storia dItalia dallUnità in poi. Più del fascismo? Inclino a pensarlo». Alberto Asor Rosa, ottobre 2009: «Da tutti i punti di vista il berlusconismo è peggio del fascismo». Andrea Camilleri, novembre 2010: «Sotto il fascismo ero più libero di quanto lo siano i giovani di oggi». Paolo Flores dArcais, gennaio 2011: «Del fascismo il berlusconismo è lequivalente funzionale e postmoderno, fondato sulla legalizzazione del privilegio e sul dominio dellimmagine». Umberto Eco, febbraio 2011: «Berlusconi uguale a Mubarak e Gheddafi? Il paragone, intellettualmente parlando, potrebbe essere fatto con Hitler: anche lui giunse al potere con libere elezioni».
I cattivi maestri ci sono sempre stati, in ogni epoca e sotto ogni istituzione. Ma essendo appunto «maestri», non imparano mai niente. Continuando impunemente a fare disastri.
Ottimi presenzialisti e pessimi maître à penser, gli intellettuali di riferimento della piazza armata non smettono di inneggiare alla libertà di parola, perdendone tragicamente di vista il peso. Le parole sono pietre, uccidono più della spada, armano la mano più delle idee. Facilissime da pronunciare, e impossibili da fermare, acquistano una «verità» pari allautorevolezza di chi le ha pronunciate. Con lo spiacevole corollario che le cose peggiori, dette dal «miglior» professore diventano lautomatica giustificazione intellettuale e morale di qualsiasi azione. Anche violenta.
La regola è «aurea», anzi di piombo. Se tu, grande vecchio e venerato maestro, delegittimi a parole un governo o un politico, allora io, allievo confuso, ho tutto il diritto a contrastarli, combatterli, persino rovesciarli con la forza. Se tu mi insegni che Berlusconi è un dittatore, che lItalia berlusconiana è come lItalia fascista, che lattuale repubblica è un «regime sudamericano», perché stupirsi se poi noi, oltre che indignarci, ci armiamo di sampietrini, spranghe, e bombe carta? Voi ce lo avete detto!
Il passato di piombo e di sangue del nostro Paese non ha insegnato nulla a chi pretende tutti i giorni di insegnarci cosè la democrazia. E così i cattivi maestri, puntualmente seguiti da eccellenti discepoli, prima soffiano sul fuoco, poi tacciono quando è divampato lincendio. Sempre ostentando un rancoroso disprezzo per il Nemico e chi lo vota.
I cattivi filosofi, travestiti da tutori della democrazia, con la loro equazione «berlusconismo uguale fascismo» - falsa dal punto di vista storico, stupida da quello logico e vergognosa da quello morale - stanno calpestando addirittura lIdea Antifascista pur di attaccare l«illiberale» Italia berlusconiana.
Quei cattivi maestri che armano le folle
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