Cronache

Quei minuti interminabili e il lancio del contratto

Quei minuti interminabili e il lancio del contratto

(...) atto di una tragedia sportiva che rappresentò il quel momento la fine di qualsiasi sogno. Così come lascio agli esperti tecnici ogni analisi sull’utilità tattica di un giocatore che ha il gol nel suo dna. E tutti sanno quanto la squadra avesse bisogno di un centravanti dopo la cessione di Borriello.
Quello che sento, come tanti, e che mi preme sottolineare è il calore, la scossa, l’anima in poche parole che il Genoa e i genoani hanno ritrovato un secondo dopo che la Lega ha ratificato il contratto di Milito al fine di una trattativa di mercato mai vista specialmente col suo epilogo e che passerà alla storia, in linea con la tradizione di questa società. Palladino, Mesto, Ferrari, Olivera, Modesto e tanti altri nomi.
Non si poteva dire che Enrico Preziosi fosse rimasto a guardare, ma mancava qualcosa e non mi riferisco all’idea di ciliegina sulla torta c0he è un termine banale. La gente si aspettava un colpo vero, nel senso del colpo per eccellenza, l’unico colpo che avrebbe chiuso il cerchio e fatto cadere l’ultimo sottile diaframma tra scettici di qui e belle gioie di là: parlo di Milito. Preziosi lo sapeva e nell’ombra, senza mai mollare, non ha sbagliato il tiro, in tutti i sensi.
La luce si è riaccesa nella città genoana, basta aver vissuto la spasmodica cronaca di quei minuti interminabili col lancio di Federico Pastorello dei fogli di carta che avrebbero dato il via libera a Milito. Una carica di adrenalina mai vissuta per un acquisto in 19 anni che seguo questo club. Milito è davvero l’unico nome che poteva dare certe sensazioni e lo dico oltre ad ogni retorica a cui noi genoani, lo ammetto, a volte finiamo per annegarci dentro come in una piacevole melassa. Ma stavolta l’effetto Milito è puro e la corsa agli abbonamenti non c’entra anche se ne verranno fatti molti di più. Questo Genoa disegnato già da giugno aveva bisogno più che di un leader, di un simbolo in grado di accelerare tutto un progetto che però rischiava di essere bello quanto virtuale e un tantino distante, non dico dalle attese, ma di un qualcosa che a pelle i genoani volevano sentirsi addosso. Questione di cuore e ora c’è anche l’anima.


Sarebbe bello finisse qui, poi so che ci sarà come sempre il maledetto campo a dare i giudizi definitivi, ma questa storia a lieto fine potrebbe segnare una nuova svolta.

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