Politica

Quella lunga serie di errori da Bretton Woods fino all'euro

La Fondazione Ugo La Malfa, la Bocconi e il Sole 24 Ore ricostruiranno a tappe, tra oggi e martedì 27 marzo, 60 anni di storia economica, finanziaria e monetaria d'Italia. Un periodo che ha visto il nostro Paese passare da un'entità eminentemente agricola a «protagonista di prima grandezza». Un grande successo, anche se con una brutta frenata nel nuovo millennio. Nonostante il desiderio, l'età avanzata non ci consentirà di partecipare, sicché dovremo leggere con avidità gli interventi degli illustri relatori. La forzata assenza non ci impedisce tuttavia di rivolgerci a chi, giornalista o lettore, ci abbia sempre seguito per chiedergli di rappresentarci ponendo alcune domande.
1) È vero o no che quasi nessuno si rese conto che Bretton Woods, saltato nel 1971, fosse già morto tra le guerre di Corea e quella del Vietnam e che se ne sarebbe dovuta trarre la lezione che un sistema di cambi fissi è, alla lunga, dannoso?
2) È vero, invece, che l'Europa non accettò quella lezione e volle nel 1973 il «serpente monetario» con scostamenti massimi del 2,5% sopra e sotto due parità prestabilite al quale l'Italia non aderì solo per impossibilità del momento legate alla bilancia dei pagamenti?
3) È vero che, colto il parere di quasi tutti i tecnici delle Banche centrali, e per volontà politica, nel '79 fu varato lo Sme, sempre nell'intento di controllare i cambi? E che lo Sme subì ben 13 svalutazioni e rivalutazioni al suo interno fino al '92 quando lira e sterlina dovettero abbandonarlo, e che lo stesso sistema finì nel ridicolo nel '93 quando, per salvare il franco francese e sottrarre al mercato un punto di riferimento, la banda di oscillazione fu allargata da 2,25 al 15%?
4) È vero o no che a partire dal 1986 l'allora governatore della Banca d'Italia volle legare la lira al marco nonostante un crescente divario di inflazione? Ed è vero che in quell'anno, nonostante il divario di inflazione fra Italia e Germania fosse salito al 30%, per difendere la lira bruciò tutte le riserve per poi invocare due mesi dopo il rientro nello Sme?
5) È vero che la svalutazione ufficiale dell'8% del settembre '92, per la quale Amato si vantò di avere obbligato i tedeschi ad abbassare i tassi, diventò del 70% appena tre anni dopo e che andrebbe riconosciuto a Fazio almeno il merito di non averci portato a livelli messicani? Il cambio con il marco passò da 747 a 1.260 lire!
6) Ancora, è vero o non è vero che mai fu accolto un appello per un «referendum» su Maastricht, nonostante Francia e Danimarca avessero dato l'esempio; mai fu spiegata la logica e razionalità (se mai esistite) dei famosi parametri e che fu Prodi a volerci fare entrare per forza nell'Uem dopo l'incontro in Spagna con Aznar nel '95, pur sapendo che esisteva un debito del 120% del Pil che mille sacrifici da allora hanno appena scalfito?
g) Infine, è vero o no che l'Italia con il suo europeismo «ideologico» e «ignorante» è il Paese che più ha pagato e meno beneficiato dell'adesione all'Uem e che, pur riconoscendo i vantaggi in termini di inflazione e tassi (che ci costano comunque 66mila miliardi all'anno), da allora l'80% degli italiani ha visto diminuire il suo potere di acquisto?
Rimane ancora un quesito. Stabilito che l'euro non doveva essere la copia dell'ecu ma una moneta nuova, se si fosse fissato il cambio euro-marco uno a uno (e non 1,99), in Germania non ci sarebbe stato alcun aumento dei prezzi. Le conseguenze, specie per l'Italia, dovrebbero essere immaginabili. Amato, a domanda, a Cortina rispose che avrebbe significato svalutare il dollaro del 50% in un giorno.

Disse una cretinata matematica o no? Grazie.

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