Politica

Rapiti in culla e venduti Dopo 40 anni scoprono che la loro vita è una bugia

Voltarsi indietro e non trovare più il proprio passato: iniziare a sospettare di chiunque, ma soprattutto di se stessi. Non riconoscersi più, perché lo specchio della verità ha dissolto all'improvviso le fattezze di un volto che credevamo nostro e solo nostro. E con esse tutta la storia di famiglia, le radici costruite durante tutta l'infanzia.
C'è di che impazzire. I figli dei desaparecidos argentini - cioè quei bambini assegnati a gerarchi del regime cileno dopo la «scomparsa» dei loro genitori dissidenti, che spesso erano invece precipitati e affogati nell'oceano dall'esercito di Pinochet - sanno bene cosa si prova. E forse un caso simile si sta ripresentando nella più vicina Spagna, anche se per adesso non se ne conosce l'ampiezza.
Ieri l'Associazione nazionale delle vittime delle adozioni irregolari (Anadir, «ricongiungere» in spagnolo) ha presentato una denuncia per la scomparsa di 261 bambini durante il periodo del franchismo. Contando che la dittatura del «caudillo» Francisco Franco durò dal 1939 al 1975, tale numero potrebbe, di accertamento in accertamento, persino moltiplicarsi, e di fatto la vicenda sta creando molto scalpore a Madrid (dove finora sarebbero stati individuati 84 casi), nonché in Andalusia e in Catalogna, le due regioni più coinvolte. Sempre ieri più di 200 persone hanno protestato sotto l'ufficio del procuratore generale dello Stato Candido Conde-Pumpido, ma il funzionario, sulla cui scrivania giace la denuncia di Anadir e l'accorata richiesta di aprire un'indagine sistematica, si è rifiutato di ricevere una delegazione di manifestanti. A questo si aggiunge il disordine «sociale» creato dalla vicenda: alcune famiglie che tre o quattro decenni fa si erano sentite dire dall'ospedale che il proprio figlio era morto, cominciano a sospettare che in realtà quel bambino sia stato solo trafugato verso altri nuclei familiari che potevano permettersi di «acquistarlo».
Intanto, non solo su El país, si è cominciato a pubblicare drammatiche testimonianze di veri o presunti figli «rubati» all'epoca del franchismo: storie che tristemente ricalcano quelle sudamericane, ormai passate nella memoria collettiva. Per esempio c'è chi, a 38 anni, ha verificato di nascosto dalla propria madre che il Dna di lei e il proprio erano differenti, scoprendo così di essere stato comprato da una suora per 200mila pesetas, all'inizio dei Settanta. E ancora c'è chi «non sa più il proprio vero nome», chi s'è visto un fratello scomparire nel nulla tra la nascita e la prima «poppata» e chi ha congetturato, a quanto pare con esattezza, di essere stato acquistato in un parco di Melilla nel 1979. «I prezzi potevano variare da 50mila a un milione di pesetas» ha spiegato l'avvocato Enrique Vila, che si occupa professionalmente da anni «di rintracciare i genitori biologici». A lui ha fatto seguito la preoccupante considerazione del giudice Garzón: «I casi potrebbero arrivare a trentamila, perché se all'inizio erano generati da quella che potremmo chiamare un'epurazione politica, poi tutto è proseguito come vero e proprio business».
In pratica, come viene ricostruito nella denuncia di Anadir, si arrivava persino a simulare un parto o una morte di un neonato, organizzando la testimonianza fasulla di svariate persone, per poi «vendere» il bambino con tanto di documenti falsi. Magari dopo averlo non solo letteralmente sequestrato, ma anche tenuto in prigionia per un certo periodo di tempo. Andò avanti così anche dopo la fine del franchismo: almeno fino alla metà degli Ottanta. Nel 1987 cambiò la legge e diminuì il potere dei medici nel gestire con leggerezza le adozioni. «Vogliamo solo conoscere la verità», ha detto Antonio Barroso, presidente di Anadir.

Un desiderio che rischia di tenere banco persino alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

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