Teatro

Regia troppo ferma o standard internazionale? L'allestimento divide

Tredici minuti di applausi per Don Carlo e qualche dissenso per la squadra che ha curato l'allestimento dell'opera di Giuseppe Verdi che ieri ha inaugurato la stagione della Scala

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Tredici minuti di applausi per Don Carlo e qualche dissenso per la squadra che ha curato l'allestimento dell'opera di Giuseppe Verdi che ieri ha inaugurato la stagione della Scala (si sono sentiti dei «buu» rivolti al regista). Fra i più applauditi, Luca Salsi e ancor di più Anna Netrebko, la più applaudita anche a scena aperta. Applausi più tiepidi per Francesco Meli nel ruolo del titolo. Artisti, registi, sovrintendenti, mecenati, imprenditori, finanzieri, qualche modella luminosa e principesca in abiti Armani. Questo il foyer del Don Carlo. Pedro Almodóvar arriva in divisa, occhialone scuro (soffre di fotofobia), ciarliero spiega che quello di curare prima o poi una regia alla Scala «è un vecchio sogno. Però non so se sarei all'altezza. La Scala è un tempio, tutto quello che accade qui è sacro», spiega. Poi scende nei dettagli di quest'opera sulla sua Spagna, pur del secondo Cinquecento. «Credo che il regno di Filippo II sia un bel soggetto per fare un'opera. Vivo in una monarchia parlamentare, per questo dico che la monarchia è meglio vederla in un'opera anziché viverla nella quotidianità. Anche noi abbiamo avuto un re padre non proprio ineccepibile...».

Sfilano gli imprenditori-mecenati. In testa la sacra famiglia dei Caprotti, Giuliana, la figlia Marina, schiva e sobria anche quand'è soirée, con il consorte. Quindi la stirpe d'acciaio, i Marcegaglia, prima arriva il presidente Antonio che confessa «questa opera non è tra le mie preferite, è però interessante», quindi Emma soddisfatta per il riconoscimento dell'Opera come patrimonio Unesco, lo ha annunciato anche il sovrintendente Dominique Meyer in apertura di serata. C'è chi sosta speranzoso in area fotografi, Arturo Artom come sempre batte tutti, chi invece i flash li sfugge, il caso di Patti Smith, che pare volare. Poi la raggiungiamo in platea, confessa di essere «al mio primo Don Carlo. Mi piace molto. Ma che bravo il protagonista. Come si chiama il figlio, intendo il protagonista? Ah, poi eccellente Anna ovviamente» (ovviamente Netrebko). C'è chi ai fotografi si concede il giusto, vedi Roberta Armani - ieri sera il volto di un'azienda che è Socio Fondatore del Teatro -, con lei Francesco Vezzoli.

L'allestimento è superclassico, tradizionale all'ennesima potenza. Cosa ne pensa chi ha l'occhio allenato come l'architetto Mario Botta? «Mah, sono un po' confuso». E per Italo Rota, «rispecchia uno standard internazionale. Ora si fanno queste cose corrette, il pubblico d'altro canto ha difficoltà a seguire le sperimentazioni, è seduto e invecchiato, preferisce questo stile internazionale che prima trovavamo anche in architettura. Uno standard di buon livello». Per Roberto Bolle «è una produzione classica, ha il pregio di dare grande valore alle voci, e considerata la straordinarietà di questo cast è cosa opportuna. La staticità della regia fa emergere la loro bravura». Appunto: «Staticità». André Shammah, al timone del teatro Parenti, sulla carta apprezza la lettura classica del regista Lluís Pasqual: «È stato allievo di un grande come Strehler. Credo che quel mondo estetico, includo anche i costumi di Squarciapino, non sia finito. Diventa nuovo ciò che non si fa più, per questo potrebbe essere considerata una regia dirompente. Basta che non sia tutta così, però», osserva dopo il primo atto. Le assicuriamo che sarà tutta così. «Eppure Pasqal è uno che sa fare le regie». Emma Marcegaglia apprezza il fatto che «dopo anni di scenografie innovative e spinte si sia tornati alla tradizione. Ciò che più mi colpisce è l'interpretazione incredibile di questi cantanti. È poi una gran bella opera, c'è l'amore, la solitudine del potere, una umanità sofferente pur nel massimo della potenza».

Il pianista Nazzareno Carusi non ha dubbi, «è la più bella opera, per me questa è una serata di festa». L'allestimento? «Mi piace molto. Promosso». Promosso con lode anche dal trio di donne elegantissime, russe ma in esilio (dorato) nel Principato di Monaco. Si avverte tensione sui volti del marito e della sorella di Netrebko che il 6 dicembre con i colleghi Salsi e Meli è andata in pellegrinaggio sulla tomba di Giuseppe Verdi.

Del quartetto chiave di questo Don Carlo mancava Michele Pertusi, il basso nei panni di Filippo II e che ieri ha avuto problemi di salute benché abbia continuato a cantare con coraggio.

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