Cronache

La Regione riapre il condono edilizio

La Regione riapre il condono edilizio

Alla fine diventa il solito gioco delle due verità. Quella della maggioranza, con l’assessore Ds Carlo Ruggeri a smorzare i toni, contro quella dell’opposizione, con Franco Orsi di Forza Italia ad alzarli, i toni, fino a restare afono. Nel mezzo c’è una legge, quella sul condono edilizio, che ieri è riuscita a spaccare il centrosinistra e a indignare persino «noi centrodestra palazzinaro». All’ordine del giorno del consiglio regionale il provvedimento si presentava in modo dimesso quanto criptico, almeno per i non addetti ai lavori: «Proroga dei termini stabiliti dall’articolo 6 commi 1 e 4 della legge regionale 5 del 2004». È a metà seduta che Orsi, che addetto ai lavori lo è stato da assessore all’Ambiente pluricontestato proprio sul condono edilizio, scopre il gioco: «Questa non è una proroga, questo è un nuovo condono, perché chi non se ne è avvalso prima lo potrà fare adesso». Risponde l’assessore Ruggeri: «Ma no, questa è una forzatura». Interviene Cristina Morelli dei Verdi: «La risposta dell’assessore non fuga i nostri dubbi». Chi ci capisce è bravo ma capire è importante. E per capire basta leggere attentamente il testo della legge. L’articolo 1 dice che al 31 dicembre 2004 scadeva il termine per pagare i 600 euro necessari ad avviare la pratica di condono da parte di chi avesse dovuto sanare abusi edilizi. E che era invece prorogato al 30 giugno 2005 il termine per presentare la documentazione, tutta colpa dei ritardi da parte di enti e catasto a far pervenire le carte. È all’articolo 2 che inizia la bagarre: c’è scritto che il termine del 31 dicembre 2004 slitta di un anno, al 31 dicembre 2005. «Questa è la riapertura di un condono scaduto da un anno e non potete smentirlo» attacca Orsi. Infatti nessuno smentisce. O meglio. Ruggeri spiega che sì, si potranno versare i 600 euro ancora fino a dicembre. Ma che potranno farlo solo coloro che abbiano già avviato la pratica: «Quindi non ci saranno condoni nuovi». La stessa cosa ripete Claudio Burlando il presidente: «Le domande restano quelle di prima».
Orsi aveva chiesto che lo slittamento dei termini riguardasse solo l’accatastamento, «perché solo sui documenti si può ammettere un ritardo, visto che dipende dagli uffici e non da chi ha presentato domanda». Macché. Il motivo della proroga spiazza più della proroga: «È giusto che pagamento e documentazione vadano di pari passo, perché è giusto che chi ha i titoli possa ancora versare» dice Ruggeri. Il perché resta oscuro, fa notare l’Orsi furioso: «Se c’è un termine va rispettato, altrimenti rendetelo permanente, questo condono, non chiudetelo mai più». Invece no: «Invece i poveri abusivisti che dal condono dell’84 e da quello del ’95 non regolarizzano la propria posizione adesso hanno un’altra possibilità per farlo». Poi l’affondo finale: «Anche noi ricevemmo pressioni per far slittare il termine del pagamento ma non cedemmo, e dire che siamo noi la destra palazzinara. La verità è che il centrosinistra ha voluto accontentare quelle categorie che, con tanto ambientalismo sbandierato, temevano restrizioni». Non smette più di parlare, Orsi. Quando il presidente dell’assemblea Mino Ronzitti gli chiede di terminare il suo intervento chiede comprensione: «Questo è il mio momento di gloria, mi avete tenuto inchiodato in aula 4 mesi sul condono e adesso ne fate uno voi mascherandolo da semplice proroga». I Ds fanno quadrato intorno a Ruggeri, Rifondazione comunista così silente non è stata mai, i Verdi si domandano, con Chatwin, «ma che ci facciamo noi qui».
Finisce con il centrosinistra spaccato. Il rinvio passa con i voti di Ds, Rifondazione e Comunisti italiani. Due componenti della Margherita, Rosario Monteleone e Giovanni Paladini, non votano all’urlo di: «Questo è un autogol, riaprire questi termini è un pericolo». I Verdi votano contro. La prima a fare il colpaccio era stata proprio Cristina Morelli la capogruppo e presidente regionale del Sole che ride. Ancor prima della sfuriata di Orsi aveva annunciato il proprio voto contrario, leggendo una nota che qualcuno fra i Ds avrebbe dovuto ricordare: «Esprimeremo voto contrario, anche se si tratta solo di una proroga, in coerenza con quella posizione politica da noi assunta sulle sanatorie negli illeciti urbanistico-edilizi». Era il discorso in aula che Nicolò Alonzo, Ds, pronunciò il 22 settembre 2004 contro la legge dell’allora giunta di centrodestra. Parlava a nome del centrosinistra. Che proprio alla proroga dei termini, che pure all’epoca riguardava solo la presentazione della documentazione, votò compatto contro. «È il festival delle contraddizioni - fa notare Luigi Morgillo il capogruppo di Forza Italia -. Dopo aver tanto criticato il nostro, il nuovo condono passa con i voti persino di Rifondazione e dei Comunisti italiani, che prima minacciano fuoco e fiamme, poi approvano la pratica».


Infatti Morelli attacca: «Dichiararsi contro il condono quando il governo è di destra e promuovere la proroga quando è di sinistra è molto grave». C’è anche la farsa nella farsa: il centrosinistra ha votato un ordine del giorno in cui impegna se stesso a far sì che, va bene la proroga, ma che sia l’ultima.

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