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Il regista Zhang Yimou: «I diritti umani? Inutili L’Europa non capisce»

L’autore della cerimonia d’apertura elogia la cultura cinese: «Ci fa fare in una settimana ciò che gli altri fanno in un mese»

I diritti umani? Un peso inutile. A non aver capito nulla è l’Europa, che si ostina a pensare che i diritti delle persone vengano prima del raggiungere uno scopo. È questo il succo dello “Zhang Yimou pensiero”, che il regista autore di pellicole famosissime come «Lanterne rosse» e «Hero» ha esplicitato in maniera clamorosa (e sorprendente) in un’intervista al quotidiano cinese «Weekend al sud».
In particolare, secondo il regista della cerimonia di apertura (e di quella di chiusura) dei Giochi olimpici di Pechino, i diritti umani rendono l’Occidente inefficiente e non gli consentono di raggiungere gli elevati standard organizzativi e artistici di cui sono capaci i cinesi. «Solo con il senso dell’ordine, con l’ubbidienza, la bellezza delle masse e il loro movimento armonico si possono realizzare elevate interpretazioni artistiche», ha dichiarato Zhang Yimou.
«È grazie alla nostra cultura - continua il regista - che noi cinesi riusciamo a fare in una sola settimana le cose che gli europei fanno in un intero mese». A essere “superiori” come i cinesi, sarebbero gli abitanti della Corea del Nord, per cui Yimou nell’intervista ha espresso la sua «incondizionata ammirazione per le manifestazioni politico culturali che sanno esprimere». Un’ammirazione dovuta «all’uniformità, che esprime bellezza». E, per esemplificare il suo pensiero, il regista ha citato una scena della cerimonia d’apertura dei Giochi, in cui sul terreno dello stadio “Nido d’uccello” blocchi argentei con i caratteri di stampa cinesi si sollevavano e si abbassavano come in una macchina da scrivere. «Un risultato raggiungibile - ha commentato - perché gli esecutori obbediscono agli ordini, e sono in grado di farlo come un computer. Questo è lo spirito cinese».
Gli occidentali? Beh, secondo Zhang Yimou, semplicemente, non saremmo in grado. «Non fosse altro che per il loro rispetto dei diritti umani - ha continuato imperterrito - non potrebbero fare lo stesso. A causa delle loro rigide norme sul lavoro e della tutela sindacale, non ho ancora potuto realizzare regie operistiche nei Paesi europei». Già, perché, per i suoi gusti, «due pause caffè al giorno sono troppe». E poi «lavorano solo quattro giorni e mezzo alla settimana, e non sanno nemmeno stare ben allineati». Ma i peccati supremi di cui il celeberrimo regista cinese ci accusa, non finiscono qui: come se non bastasse, attori e cantanti occidentali «hanno anche a disposizione organizzazioni di ogni tipo e i sindacati». Roba da terzo mondo, verrebbe da dire.
Per la cultura occidentale, dunque, è arrivata una bocciatura su tutta la linea. E poco importa che per la ballerina che durante la cerimonia di apertura si è rotta una costola sia arrivato solo un grazie, o che la voce della bambina che stregò il mondo con il suo canto non appartenesse a quella mostrata al pubblico.

A non aver capito niente siamo noi.

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