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Ricette No Obama Meglio la Merkel

La Frau Merkel non parrebbe nata per sorprendere. Invece ci riesce, e proprio con quella pedanteria che le serve ogni volta a ribadire i fatti e il da farsi, pedagogica. È la sola del resto a restare coerente a se stessa, mentre al di là dell’Oceano non c’è incoerenza che si lasci intentata. Il Tesoro degli Stati Uniti infatti dopo aver esecrato per anni tasse e Stato, li usa per non far crollare una mole di capitale fittizio enorme, ma pur sempre finto. Alimenta così un capitalismo di Stato che sostiene alla cinese i corsi della Borsa. Non senso immorale; ch’è la conferma di come l’idea di finanza che gli Stati Uniti hanno imposto al mondo sia fallita. Appunto il dato di fatto del quale, in quel di Stoccarda, la Merkel ha preso invece atto, quando ha spiegato che la crisi dipende dagli eccessi, dalla speculazione che le venali élite americane hanno assecondato. Con ciò inoltre mostrando di essere ben altra figura rispetto a Obama. Alle maniere da cantante confidenziale di costui tocca infatti la parte opposta: stordire ed euforizzare, mentre altri governeranno. Quasi gli stessi, direi, che ai tempi di Clinton hanno avviato le follie economiche di cui vediamo gli esiti. Insomma, caro lettore, badando a Obama ci si confonde. Per capire cosa sia successo e stia succedendo, meglio la paciosa Frau Merkel.
Tra l’altro la Germania è nazione la cui economia è cresciuta per merito degli aumenti della produttività e delle esportazioni di merci. Gli Stati Uniti al contrario sono cresciuti esportando finanza: solo grazie ad essa sono riusciti a vivere al di sopra dei propri mezzi; ma rovinando alla fine il mondo. E perché dovremmo obliarlo? Tanto più quando la corte che governerà l’America, mentre Obama rischia la parte dell’intrattenitore, è quasi la stessa di Clinton, il quale fu lui appunto ad aprire alla Cina. E furono inoltre ancora lui e i suoi a far finanziare il deficit americano, già allora insostenibile, agli orientali. Ed anche per questo ne risulta inevitabile, e ovvio, che il primo riferimento della politica americana nei prossimi anni seguiterà a essere la Cina.
All’Europa, quindi alla Germania, si chiederà soltanto di adeguarsi, e di lasciar a Washington tutto il gioco. Quanto la Merkel non sta proprio mostrando di voler fare. A Stoccarda ha parlato di modello sociale di mercato, di una specie di Onu economica che dovrebbe diffonderlo. Il che tradotto significa: bilanci in pareggio ma anche economie non affidate alla speculazione in Borsa, come quella americana. Peraltro il dissidio non è soltanto di quelli che oppongono la virtù al vizio. E infatti ha una palmare misura economica. I dati recenti del Fmi mostrano che il surplus dei conti esteri della Germania col resto del mondo ammonta a 279 miliardi di dollari, inferiore soltanto a quello cinese, ch’è di 400 miliardi. Il deficit degli Stati Uniti col resto del mondo a sua volta, sarà bene rammentarlo, vale circa i due surplus di Cina e Germania sommati, ed eguaglia il 4,6% del reddito americano. Insomma in quel complicato sistema di scambi contro scambi, ch’è il commercio mondiale, agli Usa serve che i tedeschi spendano di più. O per dirla tutta e meglio, che inizino a drogare la loro economia, come gli americani hanno fatto per due settenni coi disastrosi esiti presenti. La resistenza tedesca a farlo è dunque comprensibile. E conferma che la distinzione tra un modello sociale di mercato e uno all’americana non è solo un affare di ideologie, ma di interessi opposti.

Ai quali Obama rischia di aggiungere di suo solo le sue pause da cantante confidenziale.

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