Cronaca locale

A un anno dalla morte di Desirée, nel quartiere è guerra aperta ai pusher

Nel quartiere romano di San Lorenzo, dove è stata ritrovata senza vita Desirée Mariottini, residenti e forze dell'ordine combattono uniti la guerra a spaccio e degrado

A un anno dalla morte di Desirée, nel quartiere è guerra aperta ai pusher

“Chiediamo maggiore sicurezza, ma soprattutto giustizia e verità per ‘sta ragazzina”. Davanti al cancello del cantiere abbandonato di via dei Lucani, dove la mattina del 19 ottobre di un anno fa è stato ritrovato il corpo senza vita di Desirée Mariottini, c’è una ragazza che sta accendendo una candela. “Desi? È una di noi”, ci spiega. “Anche io in passato ho fatto uso di stupefacenti ed ho frequentato questo rudere”, ci confessa. “Al suo posto – sussurra – ci sarei potuta essere io”.

Si asciuga le lacrime. Ora che è uscita dal tunnel della droga, si sente una sopravvissuta. E come tanti abitanti di San Lorenzo è in prima linea per combattere degrado e pusher. La tragica fine della sedicenne di Cisterna di Latina ha provocato un terremoto che ha scosso le coscienze e cambiato la prospettiva dei sanlorenzini. Ora sono in molti a collaborare con le forze dell’ordine nella guerra allo spaccio che nel quartiere della movida universitaria si combatte strada per strada.

“Per i sei mesi successivi al delitto ogni giorno circa 20 dei nostri militari sono stati impegnati a pattugliare la zona, ora la presenza è stata lievemente ridotta ma il controllo del territorio resta capillare”, assicura il maggiore Vincenzo Carpino, comandante dei Carabinieri della Compagnia di Roma Piazza Dante, che ci riceve nella caserma di via dei Volsci. “Oggi – prosegue – possiamo contare anche sull’aiuto dei cittadini che ci inviano le loro segnalazioni tramite una chat su Whatsapp”.

Ma la lotta agli spacciatori, quasi tutti nordafricani, non è semplice. “Si spostano costantemente – ci spiega il maggiore – in base a dove noi puntiamo il faro, e nascondono la loro merce nei posti più strani, nelle intercapedini delle serrande dei negozi, sotto le ruote delle macchine, nelle marmitte, nei cassonetti dell’immondizia”. Droga leggera, ma anche cocaina ed eroina, sempre più in voga tra i giovanissimi, che possono procurarsela a prezzi irrisori.

Chi riesce a sfuggire all’occhio delle forze dell’ordine importuna i passanti in modo strafottente, consapevole che anche se venisse fermato in flagranza di reato se la caverebbe con pochi giorni di fermo. “L’altra sera uno di loro voleva vendermi cocaina mentre tornavo a casa con mio figlio di dieci anni per mano”, ci racconta una residente. “Certo – conferma, come tutti gli altri – non c’è più il casino di una volta, ma la sera qui si cammina a passo svelto”.

La vicinanza con la stazione Termini e l’abbandono di alcune aree contribuiscono a creare nei cittadini la percezione di insicurezza. “L’illuminazione è assente in molte zone, la raccolta dei rifiuti va avanti a singhiozzo e i progetti di riqualificazione lanciati dal comune procedono a rilento”, osservano dal Comitato di quartiere San Lorenzo. Uno su tutti quello per la costruzione di uno spazio al servizio dei cittadini proprio nel perimetro in cui Desirèe fu violentata e uccisa. L’idea di trasformare quel luogo di morte in un nuovo centro di aggregazione per i giovani del quartiere si è arenata nelle ragnatele della burocrazia. L’area che il Comune punta ad espropriare è divisa tra dodici diversi proprietari che per ora non hanno manifestato interesse ad intervenire per cambiare il volto al cantiere abbandonato

In attesa che qualcuno si rimbocchi le maniche, il civico 22 di via dei Lucani rimane un luogo di pellegrinaggio. Il sorriso di Desirée incorniciato tra cuori e peluche è appeso al cancello come un monito, che ricorda la tragedia di un’adolescenza sfregiata e inghiottita negli inferi della città. Il mondo di sotto, dove emarginati e derelitti occupano gli spazi dell’abbandono. “C’è un gruppo di spacciatori che si è trasferito sulla Tiburtina, si sono sistemati lì con tende e i materassi”, ci dice la ragazza con la candela in mano.

“Bisogna vigilare – avverte – perché non si creino nuove terre di nessuno”.

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