Cronaca locale

Al Parco delle Valli vincono i rom: dopo la bonifica torna il degrado

Per bonficare l'area verde dalle baraccopoli c'erano voluti 100mila euro. Ma nel giro di poco rom, degrado e insicurezza sono tornati a farla da padrone

Al Parco delle Valli vincono i rom: dopo la bonifica torna il degrado

Vi ricordate delle baraccopoli del Parco delle Valli che vi abbiamo mostrato nei servizi precedenti? A quanto pare i 100mila euro spesi lo scorso luglio per smantellarle non sono serviti a nulla. Tanto all’interno dell’area verde, quanto lungo le rive dell’Aniene, la situazione sta pian piano tornando alla normalità: una normalità fatta di accampamenti abusivi, cumuli di immondizia e roghi.

L’intervento delle ruspe ha avuto il solo effetto di sparpagliare temporaneamente i nomadi che, oggi, stanno riprendendo possesso della zona. “Dove altro possiamo andare?”, ci domanda allargando le braccia, come se vivere così fosse la cosa più normale del mondo, uno dei circa quaranta rom che abitano questo tratto di argine. D’altronde, già prima dello sgombero, i nomadi avevano messo le cose in chiaro: “Se ci mandano via – ci avevano raccontato – noi ci spostiamo un po’ più in là”. Quello che si chiedono i residenti, invece, è: “A cosa serve spendere tanto denaro pubblico se poi non cambia nulla?”. Lo sa bene la signora Tosca che dall’ultimo piano di una palazzina di via Val d’Ala monitora la situazione.

“Guardate – dice indicando in direzione del canalone che costeggia i binari – si intravedono delle casupole. Poi – prosegue – al di là della ferrovia ce ne sono delle altre”. Il viavai degli abusivi, racconta la signora, inizia la mattina presto: “Li vedo attraversare il parco con i carrelli e iniziare a rovistare nei cassonetti qui sotto: prendono quello che gli occorre e il resto lo buttano per terra”. “Vanno principalmente in cerca di rame e ferro – le fa eco suo marito – e per ricavarlo bruciano i rifiuti. Noi – aggiunge – siamo i primi ad accorgercene perché, quando succede, la puzza ci entra in casa”.

Ma disagi olfattivi e decoro sono solo la punta dell’iceberg. “Il problema principale – ci racconta Piero, pensionato sulla settantina, che ha preso a girare con un coltellino in tasca per fronteggiare qualsiasi evenienza – è quello della sicurezza”. Non è un caso, ci fa notare, se le finestre dei palazzi che affacciano sull’area verde sono tutte fortificate dalle inferiate e nei pianerottoli più di un condomino si affida alla videosorveglianza. Tosca, ad esempio, ha montato una telecamera proprio sopra alla porta di ingresso: “L’ho messa qualche tempo fa – ci confessa – perché la vicina si è ritrovata due nomadi in casa in pieno giorno”.

Certo, la provenienza dei due malintenzionati è difficile da stabilire, ma il dubbio che si possano nascondere negli insediamenti che infestano il quartiere basta a far montare paura e diffidenza. Stesso discorso vale nel caso di Laura che ha un negozio di abbigliamento in zona e lamenta continue incursioni da parte dei nomadi. “Furti in appartamento, nei garage, ma anche nelle auto posteggiate – aggiunge Piergiorgio Bruni, presidente del Comitato Le Valli-Conca d’oro – sono all’ordine del giorno siamo esasperati”. Il termometro della situazione ce lo dà soprattutto il murales nel quale ci imbattiamo camminando: c’è scritto “Basta zingari”.

All’ombra delle bidonville sono ricominciati anche gli screzi tra le bande di occupanti. “Litigano spesso tra loro – spiega Cristiano Bonelli, esponente locale della Lega – per dividersi il territorio e regolare i conti”. Bonelli racconta di faide e contese che nel corso degli anni sono Sfociate in vere e proprie e risse. L’ultima è andata in scena proprio qualche settimana fa, sempre vicino allo stesso ponte, quello delle Valli, balzato agli onori della cronaca per un macabro ritrovamento: il cadavere di uno degli abusivi, Istovan Ostov. È affiorato dalle acque dell’Aniene lo scorso aprile. Aveva un filo elettrico legato attorno al collo e due ferite sulla testa.

Prima che venisse aperta un’indagine per omicidio, si era parlato di un incidente, ma a quella versione, qui, non ci ha mai creduto nessuno.

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