Cronaca locale

Il Campidoglio non partecipa al bando per le case popolari. Ma il M5S grida al "complotto"

A beneficiare dei 22 milioni di euro stanziati dal governo per l'edilizia residenziale pubblica saranno soltanto i 40mila immobili di proprietà della Regione Lazio. I grillini gridano al "complotto" ma a farne le spese sono i cittadini

Il Campidoglio non partecipa al bando per le case popolari. Ma il M5S grida al "complotto"

Ancora una volta i grillini gridano al "complotto". Il nuovo botta e risposta con la regione guidata dal leader del Pd Nicola Zingaretti nasce da uno stanziamento di fondi per le case popolari.

Il governo giallorosso, e in particolare il ministero dello Sviluppo Economico e quello delle Infrastrutture e dei trasporti, hanno messo a disposizione diverse decine di milioni di euro per effettuare una serie di interventi sugli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Ma a beneficiare della boccata d’ossigeno che arriva dal governo giallorosso saranno soltanto i circa 40mila appartamenti di proprietà della Regione Lazio.

Il motivo? Il Comune di Roma, a cui sono intestate 25mila case popolari, non ha presentato nessun progetto. Al bando regionale che scadeva lo scorso 20 dicembre, che consentiva di accedere ai circa 22 milioni di euro messi a disposizione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), secondo quanto scrive Roma Today, il Campidoglio non ha partecipato.

Nonostante, fa notare la stessa testata online, nella Capitale siano oltre 13mila le famiglie che aspettano le chiavi di un alloggio. Senza contare gli inquilini che già abitano nelle case popolari di proprietà del Comune, e che da mesi sono al gelo per difetti agli impianti di riscaldamento. Problemi che sarebbero potuti essere sistemati con i soldi arrivati per costruire nuove abitazioni e ristrutturare quelle che cadono a pezzi.

Verrebbe da pensare ad un errore della giunta grilllina. A pagarlo sono migliaia di cittadini in difficoltà economica. Ma il portavoce capitolino del Movimento 5 Stelle, Francesco Ardu, smentisce. "Come ogni avviso pubblico che si rispetti per presentare una progettazione è necessario individuare anche le modalità di presentazione delle proposte progettuali (quanti e quali documenti, come stilare la domanda, individuazione degli obiettivi da perseguire ecc…), ossia come l’eventuale proposta progettuale, già esistente, sarebbe dovuta essere declinata per poter partecipare all’avviso", scrive in un post su Facebook il consigliere, che accusa la Regione di aver comunicato in ritardo le modalità di partecipazione al bando.

"Sono state comunicate solo in data 13 dicembre 2019 nonostante il termine per la presentazione fosse il 20 dicembre, ossia solo 7 giorni (di cui due festivi)", attacca. "Ora, non serve essere degli esperti di diritto amministrativo per comprendere che 5 giorni per predisporre tutta la documentazione richiesta dall’avviso pubblico – si difende - sarebbero stati insufficienti anche all’Amministrazione più virtuosa".

"Vergogna a chi pensa male, recita un antico motto, ma vedendo gli avvisi pubblici predisposti dalle altre Regioni si vede che sono stati concessi termini molto più ampi per la predisposizione della domanda, per consentire la regolare partecipazione a tutti gli interessati", chiarisce. "Ovviamente – conclude - non abbiamo elementi per sostenere che tutto questo sia stato fatto per danneggiare la nostra amministrazione (e di conseguenza il tessuto romano), ci mancherebbe, tuttavia ciò che è certo è che con una programmazione più ponderata non si sarebbe arrivati a questo spiacevole accadimento, a differenza di tutte le altre Regioni di Italia".

Una spiegazione che convince a metà, visto che il partito di Ardu è lo stesso che governa il Paese. Insomma, potevano farsi trovare preparati.

E anche se fosse davvero in corso una guerra tra il governatore Dem del Lazio e la sindaca di Roma, a farne le spese, come sempre, sono i cittadini che vivono in alloggi fatiscenti o che da anni aspettano di avere un tetto sopra la testa.

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