Cronaca locale

I rifiuti fermentano sotto il sole: ora a Roma la salute è a rischio

Continua l'emergenza rifiuti nella Capitale e la Regione Lazio allerta le Asl sui possibili effetti sulla salute pubblica. Il consiglio dell'Ordine dei Medici: "Buttate la spazzatura con i guanti"

I rifiuti fermentano sotto il sole: ora a Roma la salute è a rischio

Cumuli di immondizia maleodorante abbandonati a macerare sotto il caldo torrido dell’estate romana. Prosegue l’emergenza rifiuti nella Capitale. La stessa dello scorso gennaio, con l’aggravante delle alte temperature che favoriscono il proliferare dei batteri e rendono l’aria irrespirabile. Tanto che in alcune zone della città non si riesce neppure a chiudere occhio.

È il caso di Casal Bruciato, quartiere popolare nel quadrante Est della città, dove chi vive ai piani bassi e senza aria condizionata denuncia notti da incubo. “Non posso permettermi il condizionatore – spiega Claudio, che abita in un alloggio popolare – così sono costretto a tenere le finestre aperte e la puzza che arriva in camera è nauseabonda”. Ma questa è una piaga che non mette al riparo neppure le zone più centrali, come il quartiere Africano. Viale Libia, lo stradone dello shopping, è una via crucis di secchioni traboccanti ed il cattivo odore si propaga ovunque. Chi ha le vetrine davanti ai secchioni si lamenta perché la puzza mette in fuga i clienti ed attira animali di tutti i tipi.

Soprattutto topi e gabbiani, ma anche scarafaggi e non mancano neppure i bigattini, come ha documentato con uno scatto diventato virale il Pd capitolino. È anche per questo che, soprattutto nelle periferie, sempre più cassonetti vanno a fuoco. La Polizia Locale parla di 101 secchioni inceneriti dal primo gennaio ad oggi. A Torre Angela, ad esempio, lo scorso sabato, l’ennesimo falò è stato preceduto da un’esplosione. Chi vive da quelle parti dice che è il frutto della rabbia delle persone che si sentono abbandonate, ma la Raggi parla di “boicottaggi”. Nel frattempo la Regione Lazio ha allertato le Asl romane sui possibili rischi per la salute dei cittadini, invitandole a vigliare sulla corretta rimozione dei rifiuti e segnalare le criticità.

“La situazione non va sottovalutata”, scrivono dalla Pisana, e “richiede la massima collaborazione dell’amministrazione comunale e dell’azienda Ama per evitare possibili effetti sulla salute, in particolar modo per le persone con patologie respiratorie croniche e per i più piccoli”. Il Ministero della Salute, però, spiega di non aver “ricevuto segnalazioni di rischio epidemiologico tali da prefigurare un intervento diverso dal normale monitoraggio”. Eppure sulla scrivania di Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici, ogni giorno arrivano decine di segnalazioni allarmate. “Se non vengono osservate le profilassi igieniche – spiega – il rischio sanitario è concreto”.

Il suggerimento, quindi, è quello di “non allarmarsi” ma anche di adottare qualche accortezza, “proteggendosi con dei guanti in lattice quando si butta la spazzatura, perché la mani sono uno dei veicoli più facili di infezione”. E sul cattivo odore avvertito ai quattro angoli della Capitale chiarisce: “La puzza non è nociva di per sé, ma è il segno dell’aumento della carica batterica dell’immondizia”. Quali sono i rischi? “Infezioni da contatto e gastrointeriti, tanto nei bambini che nei soggetti immunodepressi, tra le categorie più esposte". Attenzione anche alle feci dei ratti e degli altri animali che "possono causare malattie infettive”.

In queste ore la municipalizzata sta intensificando gli sforzi per riportare la situazione alla normalità, ma senza una pianificazione strategica, l’emergenza è solo rimanda alla prossima stagione. La risposta non può esser neppure nell’incremento della raccolta differenziata che, fanno sapare dal Campidoglio, ha raggiunto il 60 per cento. Roma non può aspettare. È necessario che il nodo impianti, dopo i roghi dei Tmb Salario e Rocca Cencia, venga sciolto. “Il problema – conclude Magi – non è solo il ritiro dell’immondizia, ma anche le fasi successive, e riguarda il Comune, la Regione e il ministero dell'Ambiente: si devono sedere al tavolo per scegliere i siti di smaltimento”.

E magari, aggiunge, valutare l'opzione termovalorizzatori: "Producono energia e non inquinano".

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