Cronaca locale

Così la Regione Lazio stipendia i volontari del Baobab

Quasi 500mila euro per Baobab Experience e altre associazioni legate alla sinistra. Così la Regione Lazio finanzia i progetti per i migranti, anche negli accampamenti abusivi

Così la Regione Lazio stipendia i volontari del Baobab

Degrado, risse e, il mese scorso, anche una violenza sessuale. La tendopoli abusiva che ospitava circa 150 migranti, di cui 24 clandestini, in via Gerardo Chiaromonte, a ridosso della Stazione Tiburtina, finita più volte sotto i riflettori per episodi di cronaca, è stata sgomberata martedì scorso (guarda il video).

Oltre 120 persone, parola di Virginia Raggi, sono state ricollocate nelle strutture messe a disposizione dal Campidoglio. Ma i posti sono limitati. E così, a meno di una settimana dalla bonifica dell'area, c’è chi resta accampato nei dintorni della stazione. Nel frattempo l’associazione Baobab Experience, che da anni gestisce la baraccopoli, torna a far parlare di sé. Gli attivisti, infatti, secondo un accesso agli atti compiuto dalla consigliera regionale di centrodestra Roberta Angelilli, sarebbero tutto fuorché volontari. Proprio a Baobab Experience, in ATI con altre associazioni, sarebbero stati destinati dalla Regione Lazio ben 499mila euro di finanziamenti pubblici stanziati per la creazione di “reti per l’inclusione sociale dei migranti transitanti sul territorio”.

E stando a quanto rivela la Angelilli in un’intervista al quotidiano il Tempo, carte alla mano, oltre il 70% dell’importo totale di ogni finanziamento andrebbe a coprire le “spese di personale”. Finirebbe, insomma, dritto dritto nelle tasche dei “volontari” di Baobab Experience, nata nel 2016, e dell’associazione a Buon Diritto, presieduta da Luigi Manconi, ex senatore del Pd. Ma non è finita. Secondo le informazioni acquisite dalla consigliera di centrodestra i fondi servirebbero a finanziare progetti che includono “prima accoglienza, orientamento, assistenza sanitaria e legale, formazione professionale e linguistica” per i migranti transitanti, da erogarsi anche all’interno delle cosiddette “reti informali”. Ovvero di quegli stessi accampamenti abusivi dove martedì scorso sono entrate in azione le ruspe.

A dividersi le fette più grandi della torta sono i soci fondatori e i componenti del direttivo delle due associazioni, tra cui figurano anche militanti della sinistra antagonista e dei movimenti per la casa. “Professionisti del volontariato”, li definisce, quindi, la Angelilli, che denuncia come la maggior parte dei fondi non arrivi ai diretti interessati, i migranti, ma si fermi nelle tasche degli attivisti: oltre 21mila euro per la “responsabile dell'area legale di Baobab”, più di 10mila euro per uno dei soci fondatori della stessa associazione percepiti in qualità di “operatore di prima accoglienza”, quasi 19mila euro per un socio di a Buon Diritto che dovrebbe occuparsi dell’assistenza legale per i rifugiati. I compensi si abbassano invece drasticamente per i mediatori culturali, che dovrebbero essere considerati figure chiave in un progetto di questo tipo.

Secondo Roberta Angelilli, inoltre, chi percepisce il maggior guadagno non avrebbe neppure i titoli e il curriculum adatto per svolgere le mansioni assegnate. Per questo la consigliera ha chiesto al presidente della Regione, Nicola Zingaretti, di procedere con la “revoca” degli importi stanziati in favore delle due associazioni. Insomma, altro che “assistenza gratuita”. La cosiddetta “accoglienza informale” sarebbe stipendiata, e pure lautamente, proprio dalla Regione Lazio. Forse è anche per questo che gli attivisti non sono disposti a mollare, neppure di fronte alle ruspe. "Siamo stati sgomberati 22 volte in tre anni ma Baobab Experience non finisce oggi", avevano detto a margine dello sgombero, promettendo di "ricominciare da qualche altra parte”.

A cominciare, il prossimo 23 novembre, da Piazza Montecitorio, dove i "militanti dell’accoglienza" hanno organizzato una manifestazione contro il decreto sicurezza targato

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