Cronaca locale

La denuncia dei soccorritori: "Divise sporche e ambulanze fatiscenti"

Turni massacranti, stipendi non pagati ma anche condizioni igieniche pessime all’interno delle ambulanze e delle postazioni da cui partono i soccorsi. Ecco la denuncia di alcuni dipendenti della Croce Rossa dell’area Metropolitana di Roma

La denuncia dei soccorritori: "Divise sporche e ambulanze fatiscenti"

Divise sporche, ambulanze e presidi medici ripuliti alla buona, postazioni fredde, buie e fatiscenti. È un quadro desolante quello che emerge dalle denunce di alcuni dipendenti della Croce Rossa dell’area Metropolitana di Roma.

“Le turnazioni sono estenuanti e tra una chiamata e l’altra non abbiamo neppure il tempo di cambiarci le divise”, ci racconta un operatore che vuole rimanere anonimo. Non c’è neppure un servizio di lavanderia, per cui l’igienizzazione degli indumenti è affidata alla buona volontà dei dipendenti. “Le divise – spiega – ce le laviamo da soli, nella lavatrice domestica”. Una pratica che, sottolinea il nostro interlocutore, oltre a non essere ortodossa è anche rischiosa: “Il vettore di contaminazione più grave che è stato riscontrato anche da alcuni enti che gestiscono l’emergenza è proprio quello delle divise che, in queste condizioni, sono potenziali agenti infetti per fasce deboli come anziani e bambini”. La situazione non cambia quando si parla di sterilizzazione delle ambulanze e dei presidi in dotazione alle diverse unità. “Anche i mezzi non sono sterilizzati, né all’interno, né dal punto di vista dei presidi che vengono usati sul paziente”, aggiunge la nostra fonte. L’aspiratore chirurgico, ad esempio, viene lavato con acqua potabile e le barelle disinfettate con prodotti comuni, spesso acquistati al discount: “Sfido chiunque a sterilizzare un’ambulanza potenzialmente infetta con un detersivo comprato dal cinese”. E infatti la scarsa pulizia, testimoniano gli operatori, “si percepisce già dall’odore che si respira entrando nei mezzi”.

A completare questo mosaico degli orrori ci sono poi le postazioni da cui i soccorritori partono. Sarebbero almeno quattro le situazioni critiche. La sede di San Pietro era già finita sotto ai riflettori lo scorso giugno, quando è crollato un pezzo di intonaco dal soffitto. “È un loculo seminterrato di appena cinque metri quadri, senza climatizzazione, né uscite di sicurezza”. Poi c’è quella di Torre Spaccata, ricavata dai locali di un’ex officina. Le uscite di sicurezza, anche qui, sono un optional e per riscaldarsi gli operatori sono costretti ad utilizzare una stufetta. “Con tutti i rischi che ciò comporta – prosegue la nostra fonte – considerata la presenza di diverse bombole di ossigeno altamente infiammabili”. Nella postazione del Nuovo Salario, invece, “ci sono materassi dove ci appoggiamo da quindici anni che non sono mai stati igienizzati”. Ma il caso più eclatante è quello di San Basilio. Qui, da mesi, i dipendenti stazionano a bordo dell’ambulanza, in mezzo alla strada, perché “la postazione è stata chiusa dalla polizia locale in seguito ad un esposto del vicinato”. Ad indispettire il circondario è stato il ronzio di un gruppo elettrogeno che “serviva a generare corrente elettrica per ricaricare i telefoni del 118 ed i riscaldamenti”. Tutto questo è stato anche oggetto di alcune denunce all’ispettorato del lavoro che, però, non hanno sortito alcun effetto.

A smuovere le acque è stata una consigliera regionale della Lega, Laura Corrotti, che si è presa la briga di effettuare alcuni sopralluoghi. “Sono andata a verificare la situazione dopo aver ricevuto le segnalazioni di alcuni dipendenti – dice – e non potevo credere ai miei occhi: sto parlando di locali derivati da ex officine e garage, senza riscaldamento, con medicinali custoditi all’interno di cartoni, bombole d’ossigeno tenute all’aperto e rifiuti infetti alla portata di chiunque”. C’è poi un altro fatto: da novembre i soccorritori non percepiscono neppure lo stipendio. Ed è proprio su questo che la Corrotti ha interrogato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, dato che la Croce Rossa svolge il servizio in convenzione con l’agenzia regionale Ares 118 e vanterebbe nei confronti della stessa un credito di oltre 7 milioni di euro.

Nel frattempo si è mossa anche la Cisl Fp Lazio. “I problemi – spiega Massimiliano Marzoli – sono molteplici, quello principale è la mancanza del pagamento delle retribuzioni ma ci sono anche una serie di dinamiche di carattere organizzativo e di problematiche rispetto a carichi e condizioni di lavoro che stiamo approfondendo”.

Per cercare di sbloccare la situazione, adesso, la strada battuta dal sindacato è quella della surroga: “Per venire incontro all’emergenza salariale abbiamo chiesto ad Ares 118 di surrogarsi alla Croce Rossa nel pagamento delle retribuzioni”.

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