Cronaca locale

Emergenza rifiuti a Roma, ora la procura apre un'inchiesta

Dopo decine di segnalazioni di cittadini e associazioni la procura di Roma ha aperto un'inchiesta contro ignoti. Il reato ipotizzato è quello di "attività di gestione non autorizzata dei rifiuti"

Emergenza rifiuti a Roma, ora la procura apre un'inchiesta

“Nel più breve tempo possibile la città sarà pulita”. Lo ha ribadito oggi in una conferenza stampa il sindaco di Roma, Virginia Raggi, mentre il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che nei giorni scorsi ha mediato tra Campidoglio e Regione Lazio, chiede che l’immondizia venga smistata e tolta dalle strade della Capitale entro 15 giorni.

“Da lunedì tutti gli impianti hanno aperto e Ama lavora al massimo”, ha assicurato la sindaca. Ma i residenti ormai sono esasperati, tra cattivi odori e interi quartieri infestati da topi e gabbiani, a fronte di una tassa sui rifiuti tra le più alte della penisola. Sono state proprio le decine di segnalazioni, con tanto di fotografie dei cassonetti stracolmi, fatte recapitare nei palazzi del tribunale da cittadini e associazioni, a spingere la procura di Roma ad aprire un fascicolo per violazione delle norme in materia ambientale.

Nello specifico il reato contestato, per ora ad ignoti, dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, è quello di violazione dell’articolo 256 “sull’attività di gestione non autorizzata dei rifiuti”. Tra gli esposti presentati contro il Campidoglio e l’Ama per i ritardi nella raccolta dei rifiuti c'è anche quello del Codacons che ha invitato “tutti gli utenti residenti nella Capitale” a “costituirsi parte offesa nell'inchiesta della magistratura, e avviare l'iter per chiedere il risarcimento dei danni”, con tanto di moduli da scaricare sul sito dell’associazione per ottenere il rimborso della Tari.

Nell’esposto presentato dall’associazione veniva evidenziato come “l'abbandono di rifiuti sul territorio del Comune ha ingenerato e continua ad ingenerare intollerabili esalazioni miasmatiche” assieme al rischio di “diffusione incontrollata di gravi malattie” e “colonie di topi e gabbiani” prefigurando anche l’ipotesi di reato di “epidemia” disciplinato dall'art. 438 del codice penale.

“Il mancato intervento delle competenti autorità in una tale grave ed insostenibile situazione – sottolineava il Codacons nella denuncia - deve necessariamente ritenersi causalmente correlata al peggioramento, nel tempo, delle condizioni igieniche e di decoro delle zone coinvolte dall'accumulo incontrollato di rifiuti, cagionando l'aumento delle possibilità di diffusione di patologie legate alla proliferazione batterica”.

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