Cronaca locale

Roma, denuncia finto stupro per nascondere il tradimento

Un'operaia dell'Ama addetta al cimitero denuncia di aver subito una falsa violenza dai colleghi per giustificare col fidanzato la gravidanza avuta da una tresca tra le lapidi. Ora rischia tre anni di carcere per la falsa denuncia.

Roma, denuncia finto stupro per nascondere il tradimento

Ha denunciato un finto stupro per spiegare al fidanzato la gravidanza inaspettata, provocata invece dalla tresca segreta con un collega tra le lapidi del cimitero Laurentino di Roma. Adesso la seppellitrice è accusata di simulazione di reato e rischia fino a 3 anni di prigione.

La donna, all'epoca dei fatti 28enne, operaia dell’Ama addetta al cimitero di Roma sud, era fidanzata con un suo coetaneo da circa un anno e mezzo. È l’ottobre del 2012 quando si accorge di essere rimasta incinta, ma che il padre probabilmente non è il compagno. Poche settimane prima aveva infatti avuto un rapporto sessuale con un collega di lavoro tra le tombe e i cipressi dell’area sepolture del Laurentino. Per nascondere il tradimento rivela allora al ragazzo di essere stuprata e per dimostrarglielo va al commissariato e sporge denuncia contro ignoti.

Racconta nei dettagli di essere stata violentata nello spogliatoio, da un uomo che non ha potuto riconoscere perché l’avrebbe aggredita alle spalle lasciandola lì sul pavimento dopo l'abuso. Una storia che gli inquirenti sveleranno essere poi totalmente falsa. La donna però addita i colleghi, tre uomini in servizio con lei quel pomeriggio, come possibili responsabili dello stupro. Gli investigatori concentrano quindi su di loro, gli unici d’altronde ad avere accesso all’area dove sarebbe stata consumata la violenza, le prime indagini. Ma la seppellitrice viene smascherata facilmente.

È lo stesso fidanzato a sospettare per primo del tradimento. I due litigano animatamente fino a quando, riporta Il Messaggero, lei finalmente confessa: “La violenza sessuale non c’è mai stata. Ti ho tradito con il mio ex”.

Lui è disposto a perdonarla e a farsi carico del bambino ma le indagini non si fermano.

E ieri arriva l’accusa di simulazione del reato da parte del pm Mario Pesci, che costerebbe alla donna una pena fino a tre anni.

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