Cronaca locale

Roma, troppa attesa al pronto soccorso: aggrediti due medici

Un senza fissa dimora di 36 anni e una 23enne di Genzano sono stati denunciati dai carabinieri: entrambi hanno dei precedenti

Roma, troppa attesa al pronto soccorso: aggrediti due medici

"Stiamo aspettando da troppo tempo, adesso basta". E poi partono le botte. È successo a Roma, precisamente al pronto soccorso del Policlinico Umberto I, dove due persone hanno aggredito (sia verbalmente sia fisicamente) altrettanti medici. Non sono serviti i tentativi di mediazione per cercare di placare gli animi: sono volati insulti e strattoni. Uno dei due camici bianchi ha riportato una contusione alla spalla destra e ha avuto una prognosi di dieci giorni.

Denunciati

Sul posto sono prontamente intervenuti i carabinieri della stazione Macao che hanno denunciato i due responsabili: un senza fissa dimora di 36 anni e una 23enne di Genzano sono accusati di lesioni personali, interruzione di pubblico servizio e violenza a incaricato di pubblico servizio. Gli aggressori risultano essere disoccupati e avevano già dei precedenti.

Pochi giorni fa via abbiamo parlato proprio della rivoluzione per scongiurare le attese infinite al pronto soccorso: per garantire il miglior servizio possibile ed un tempo di attesa massimo saranno a breve introdotti numeri da 1 a 5 e colori dal rosso al bianco a seconda dell'urgenza del caso. Si tratta sicuramente di un passo in avanti significativo, ma è anche necessario che i pazienti si armino di pazienza: ricorrere alle mani non è mai la soluzione giusta.

Pierluigi Bartoletti ha affermato all'AdnKronos che le violenze e le aggressioni nei confronti dei medici "stanno diventando lo sport nazionale, ora basta: siamo stanchi. C'è un problema sempre più grave di rispetto della figura del medico, che deve poter lavorare senza la paura di essere aggredito. Siamo stanchi di questa situazione che peggiora di giorno in giorno". Il vice presidente dell'Ordine dei medici di Roma ha infine suggerito: "È necessario prevedere nei pronto soccorso telecamere collegate con le questure, come accade ad esempio per i sistemi antirapina delle farmacia. Sappiamo bene che la vigilanza privata in ospedale non basta più".

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