Politica

La Russa: "I nostri jet siano dotati di bombe". E l’opposizione apre

Il ministro della Difesa vuole armare meglio i bombardieri: "Ora ne discuta il Parlamento"

Roma Consentire ai nostri quattro cacciabombardieri Amx impiegati in Afghanistan di caricare a bordo bombe da 1,5 tonnellate di tritolo per controbattere più efficacemente agli attacchi ed agli attentati dei talebani? Ignazio La Russa ha posto ieri formalmente il problema dopo la morte dei quattro alpini nella regione del Gulistan chiarendo come - a suo modo di vedere - tocchi ora al Parlamento sciogliere questo nodo. Fino ad ora - ricorda il ministro della Difesa (che non manca di mettere in rilievo le proteste ricevute dai nostri comandi per il suo no) -, era stato proprio lui a decidere di non armare i nostri aerei: «Quando le bombe vengono sganciate dall’alto - ha precisato - c’è il rischio che vadano a toccare anche zone di civili e per questo avevo rifiutato l’idea...».
Ma a questo punto, con la recrudescenza degli attacchi, «credo che quella mia decisione debba essere verificata in Parlamento. Non vorrei fosse sbagliata». In soldoni, La Russa mette in rilievo come i quattro Amx spediti in Afghanistan per supportare le nostre pattuglie servano a poco se possono utilizzare solo il cannoncino di cui sono armati ma che li obbliga fatalmente a volare a poche centinaia di metri dal suolo, rendendosi tra l’altro estremamente vulnerabili. Meglio a questo punto armarli con bombe che potrebbero evitare che i talebani diano l’assalto alle nostre pattuglie dopo aver colpito i Lince con mine seppellite sul tragitto dei nostri mezzi. Ma la decisione, aggiunge, è chiaro che spetta al Parlamento.
In cui già ci si divide non senza qualche sorpresa. Piero Fassino, ad esempio, condivide l’idea di discuterne nelle aule di Camera e Senato anche per via della «delicatezza» del tema. Secondo l’ex-segretario dei Ds la questione «va affrontata con responsabilità ed escludendo provvedimenti propagandistici che non servono per la sicurezza vera dei nostri militari e senza dimenticare i rischi di cui ha parlato lo stesso La Russa». Meglio dunque sarebbe, sempre secondo Fassino, «discutere nel merito senza aprire un referendum sul sì o sul no» anche perché in quest’ultimo caso fortissimo sarebbe il rischio che passi l’idea di una scelta «tra chi vuole la guerra e chi no». Dato - aggiunge ancora - che diversamente da una guerra in Afghanistan siamo in missione di pace: nel primo caso si spara per primi, nel secondo si spara solo se attaccati o per tutelare la popolazione. «E fin qui - mette ancora in rilievo Fassino - dei 34 soldati italiani morti in Afghanistan, nessuno è caduto in azione bellica offensiva!».
Ma se l’ex segretario apre uno spiraglio all’ipotesi bombe sugli Amx, nel suo Pd c’è chi già chiude la porta in faccia ad una soluzione del genere: «Il Governo la smetta con la propaganda e risponda davanti alle Camere ed al Paese. Non siamo oltre la missione di pace?», osserva laconica Rosa Calipari. Né aiuta alla composizione dello scontro interno al Pd anche la considerazione dell’ex ministro della Difesa Arturo Parisi, il quale si fa interprete di fatto dei timori di Fassino: «È possibile continuare a partecipare a quella che altri definiscono guerra alla sola condizione di farlo ma di non dirlo? È per questo che motivo che la domanda apparentemente tecnica del ministro La Russa affidata al Parlamento necessita un risposta politica pienamente consapevole del suo rilievo storico...».
Ma qualche nube appare anche nel centrodestra. A testimoniarlo la presa di posizione - «personale» come tiene a dire lui, ma non per questo meno impegnativa - dell’ex ministro leghista Luca Zaia, ora governatore del Veneto. Evita di affrontare il tema bombe sui nostri aerei ma si lancia deciso a reclamare il rientro immediato delle nostre truppe: «È ora di riportare a casa i nostri ragazzi. L’Afghanistan non deve diventare il nostro Vietnam», dice. Esternando quanto nella Lega sta diventando scelta di fondo rispetto alle tecniche di intervento e dimenticando come la Nato abbia già da tempo fatto sapere che il 2011 sarà comunque l’ultimo anno di supporto alla preparazione delle truppe di Karzai che poi dovranno affrontare direttamente gli attacchi dei talebani visto che l’alleanza ha programmato il ritiro.
Non mancano insomma problemi nei due schieramenti davanti all’ipotesi - ora tutt’altro che remota - di chiedere al Parlamento in tempi brevi se armare o meno gli Amx spediti a fianco della missione Isaf. Né è da prevedere che chi dal Parlamento è oggi fuori (come gli ex di Rifondazione, i Verdi, Sinistra e libertà) possano tentare di utilizzare il tema per tornare sul proscenio almeno per qualche ora.

Anche perché i dipietristi sono già al passo di carica e, con De Magistris, assicurano che si è violato più d’una volta l’articolo 11 della Costituzione e il governo non punti ad altro che a nuovi bagni di sangue.

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