SACERDOTI CON LA VALIGIA

La storia di una difficile evangelizzazione cominciata ben 150 anni fa con il viaggio di don Francesco Borghero tra i fondatori della «Sma»

Centocinquant'anni al servizio dell'Africa. La Sma (società missionaria africana nata in Francia) festeggia un secolo e mezzo di storia dell'istituto che vede tra i suoi fondatori Don Francesco Borghero di Ronco Scrivia. È infatti l'8 dicembre 1856 che un giovane vescovo, monsignor de Brésillac, e sei confratelli salgono al Santuario di Fourvière, sulla collina di Lione, per affidare alla Madonna la loro promessa di consacrarsi interamente all'evangelizzazione dell'Africa. Oggi questa comunità comprende circa 950 membri di 24 Paesi diversi. I missionari della Sma Italiana (aperta ufficialmente nel 1960 dal cardinale Giuseppe Siri) con sede in Via Borghero, a Genova Quarto, sono 42 e sono presenti in Liberia, Costa d'Avorio, Benin, Togo, Angola e Marocco.
L'inizio della storia di questo istituto è contrassegnato dall'ombra del fallimento. Cinque croci, piantate sulla spiaggia di Freetown, in Sierra Leone, ricordano ancora oggi il sacrificio di quattro preti e dello stesso fondatore. Erano partiti per il continente nero il 4 novembre 1858 e dopo varie tappe erano giunti a Freetown. Sul posto divampa un'epidemia di febbre gialla. I missionari si prestano a curare i malati, ma ben presto pure loro vengono colpiti dal morbo e dal 2 giugno al 28 giugno muoiono tutti e cinque, compreso Monsignor de Bresillac. Sembrava la fine di un'impresa appena iniziata.
Francesco Borghero (nato il 19 luglio 1830 a Ronco Scrivia e portato a Lione dallo stesso Brésillac) alla morte dei cinque confratelli a Freetown resta l'unico prete della Sma con Padre Planque. Nel 1860 viene istituito il Vicariato Apostolico del Dahomey, che si estende tra i fiumi Niger e Volta, e viene affidato a Borghero che il 5 gennaio 1861 si imbarca. Durante il suo soggiorno in Africa, Borghero fonda le missioni di Oudah (1861) e Porto Novo (1864) e riceve il permesso di installarsi a Lagos (1864). Ma a Borghero (che è considerato il fondatore delle Chiese del Benin e della Nigeria) occorrono anche numerosi viaggi sulle coste dell'Africa Occidentale sia per render visita ai cristiani che vi sono sparsi sia per cercare posti più salubri per i suoi missionari. È così che le cronache del tempo testimoniano i suoi soggiorni a Freetown, nelle isole di Loss, a Porto Seguro, ad Agoué, a Grand Popo, Petit Popo, a Godomé, a Badagry, ad Abéokuta, a Fernando Po, a Mont Cameroun.
«Fino al 1900 l'azione dei missionari obbedisce ad alcune urgenti preoccupazioni: esplorando il paese devono imparare lingue, costumi e conoscere nuova gente; riscattano schiavi, fondano scuole, aprono dispensari, iniziano fattorie modello e piantagioni. Chiamano attorno a sé e formano laici, scelti tra i primi convertiti, perché partecipino all'evangelizzazione», spiega padre Angelo Besenzoni dell'istituto di Quarto che aggiunge: «Questi catechisti, trasmettendo la fede con le sfumature della loro lingua e cultura, sono stati i pilastri del lavoro missionario; hanno rappresentato e rappresentano ancora oggi un fondamentale aiuto per chi decide di dedicarsi anima e corpo per le popolazioni locali».
D'altronde, in base ai dati diffusi dalla stessa Sma, il tributo offerto per l'evangelizzazione dell'Africa dell'Ovest è stato molto alto: nei primi 15 anni su 48 missionari arrivati nella regione, 18 muoiono prima di giungere all'età di 30 anni e 17 rientrano in Europa per ragioni di salute o per impossibilità d'adattamento. Tra il 1859 e il 1925 ben 187 missionari muoiono in Africa, molti senza avervi trascorso nemmeno un anno intero.

Dopo il 1950, i missionari della Sma si orientano anche verso altri paesi africani e arrivano così in Congo-Zaire nel 1952, in Zambia nel 1973, in Centrafrica e in Tanzania nel 1977. Nel 1984 si aggiunge l'Africa del Sud, dove i missionari Sma erano già stati tra il 1873 e il 1882. Più recentemente essi sono arrivati in Kenya, nel 1989, e in Angola, nel 1998.

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