Cronache

Salerno, fischi al vescovo che non voleva l'inchino

Momenti di tensione alla processione patronale di San Matteo. I portatori in rivolta costringono la Digos a scortare il vescovo durante la processione

Salerno, fischi al vescovo che non voleva l'inchino

La festa patronale di San Matteo, patrono di Salerno, quest'anno non verrà certo ricordata per particolari atti di devozione dei suoi fedeli. O almeno non per la devozione nei confronti dei santi. Su San Matteo e i santi martiri salernitani ha prevalso la tradizione dell'inchino. Proprio per evitare le tappe della processione, spesso strumentalizzate per omaggiare potentati vari e boss malavitosi, la Cei aveva deciso di vietarle.

L'arcivescovo Luigi Moretti aveva quindi stabilito che la processione si sarebbe svolta senza soste. Un lungo momento di preghiera all'inizio del percorso e poi una lunga passeggiata per rientrare con le statue all'interno della cattedrale di Salerno. Uno strappo alla tradizione che ha mandato su tutte le furie la cittadinanza, sobillata dai portatori.

La processione è stata un susseguirsi ininterrotto di fischi e insulti nei confronti del vescovo. Invece i portatori che hanno ritardato l'inizio della processione di un quarto d'ora sono stati accompagnati da un continuo scroscio di applausi. Galvanizzati dall'appoggio popolare hanno fatto numerose soste lungo il percorso, spesso deviandolo da quello approvato dal vescovo, come quando si sono rifiutati di passare davanti alla caserma della guardia di Finanza.

L'apice della tensione si è raggiunta davanti al palazzo della Provincia, dove i portatori, abbandonata la statua del patrono a terra, hanno iniziato a discutere con il vescovo e il suo seguito. Una situazione che ha richiesto l'intervento del questore e della Digos che hanno deciso di scortare il prelato per il resto della processione e assistere impotenti alle decisioni dei "capiparanza".

Solo un mese fa Don Luigi Moretti, spiegando le nuove disposizioni della Conferenza Episcopale aveva dichiarato di voler combattere l'usanza degli inchini perchè "in passato ho sentito più applausi che preghiere. Sono i fedeli che si devono inchinare ai Santi e non il contrario".

Quello che il prelato non immaginava è che i santi potessero trasformarsi in ostaggi da usare come arma di ricatto.

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