Salute

La cannabis terapeutica in Italia: l'evoluzione dei consumi

Dal 2006, in Italia i medici possono prescrivere preparazioni a base di cannabis. Ma la crescita dei consumi è iniziata nel 2014, dopo le norme del Ministero della Salute. E da quel momento, la curva non si è mai fermata

La cannabis terapeutica in Italia: l'evoluzione dei consumi

Da milleni la cannabis viene utilizzata a scopi terapeutici, da diverse culture in tutte il Mondo. Ma è solo negli ultimi 20 anni che in Occidente si è assistito a un ritorno di interesse verso l'uso della sostanza per il trattamento di diverse patologie, dal dolore cronico, alll'ansia, fino agli effetti colletareli delle terapie contro il cancro.

Lo sviluppo della cannabis terapeutica

Dopo il suo sviluppo in vari campi, nel Ventesimo secolo, l'uso della cannabis diminuì sensibilmente nella maggior parte dei Paesi occidentali. In seguito, come ricorda il rapporto del 2018 dell'European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA), Medical use of cannabis and cannabinoids, l'inclusione della cannabis nella Convenzione delle Nazioni Unite sugli Stupefacenti, che classificò la sostanza come una droga senza usi medici, bloccò il suo utilizzo in campo terapeutico. Una lieve ripresa inizò a farsi sentire a metà degli anni '90, quando "i cittadini di diversi Stati degli Usa accolsero la domanda dei pazienti, approvando dei referendum che legalizzarono l'uso medico della cannabis per persone con una varietà di malattie". Successivamente, molti altri Stati seguirone questo esempio e, con l'inizio degli anni 2000, l'utilizzo della cannabis in campo medico iniziò ad aumentare in modo considerevole. Come specificato dal rapporto 2019 dell'International Narcotics Control Board delle Nazioni Unite, "prima del 2000, l'uso legale della cannabis era limitato alla ricerca scientifica ed è stato segnalato solo dagli Stati Uniti. Dal 2000, sempre più Paesi hanno iniziato a utilizzare cannabis e estratti di cannabis per scopi medici, nonché per la ricerca scientifica". Così, la produzione della sostanza è aumentata sempre di più: "Nel 2000 la produzione legale totale era di 1,4 tonnellate; nel 2018 era aumentata a 289,5 tonnellate". Inoltre, "nel ventennio 1999-2018, la produzione globale di cannabis è cresciuta, da 1,1 tonnellate nel 1999 a 289,5 tonnellate nel 2018". Di conseguenza, anche il consumo di cannabis per scopi terapeutici è cresiuto a partire dal 2000 a livello globale. Ma in Italia, questa tendenza si è sviluppata successivamente, di pari passo con l'approvazione delle prime leggi che hanno reso legale l'utilizzo della cannabis terapeutica.

La situazione italiana

In Italia, l'iter legislativo che ha portato all'attuale panorama è iniziato nel 1990, con il Decreto del presidente della Repubblica 309/1990, che raccoglie le leggi "in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza". Ma, come precisa il Ministero della Salute, è solo a partire dal 2006 che è stata concessa ai medici la possibilità di "prescrivere preparazioni magistrali", composte con una sostanza vegetale che si ottiene dalle infiorescenze della cannabis coltivata. Successivamente, nel 2007 e nel 2013, il Ministero ha aggiornato la tabella dei medicinali, inserendovi quelli a base di THC e di cannabis e rendendoli disponibili solo su ricetta medica non ripetibile. Di pari passo con l'approvazione di queste norme, si è posto il problema dell'approvvigionamento della sostanza: per questo, è stata approvata l'importazione dei prodotti esportati dall'Office of Medical Cannabis olandese. Ma nel 2014 venne approvato un Progetto pilota per la "produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis" , per garantirne la qualità ed evitare il ricorso a prodotti non controllati. Così, dal 2016, in Italia è disponibile la cannabis FM2 e dal 2018 la cannabis FM1, entrambe coltivate e prodotte nello SCFM, lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, in conformità alle direttive europee. Intanto, il Decreto ministeriale del 9 novembre 2015 era intervenuto per regolare l'utilizzo delle sostanze a base di cannabis, autorizzando la coltivazione delle piante. Con questa norma, il Ministero ha specificato anche i casi in cui può essere utilizzata la cannabis terapeutica, che è ammessa, tra gli altri, anche nei casi di patologie con spasticità associata al dolore, di glaucoma resistente alle terapie tradizionali e della sindrome di Gilles de la Tourette. Il suo uso, inoltre, può servire come analgesico per il dolore cronico e per gli effetti di chemioterapia e radioterapia. Attualmente, quindi, in Italia è possibile il consumo della cannabis terapeutica, in base a norme precise e seguendo regole ferree. E dall'introduzione della sostanza per usi medici, i consumi sono aumentati anno dopo anno. E anche il 2020 sembra seguire questa tendenza.

L'evoluzione dei consumi in Italia

Secondo i dati riportati dal Ministero della Salute, le vendite totali di sostanze a base di cannabis hanno visto una crescita non indifferente negli anni 2014-2019. Considerando i prodotti importati e quelli provenienti dallo SCFM di Firenze, nel 2019 sono stati venduti oltre 860 chilogrammi di cannabis. Un'evoluzione importante, se si pensa che nel 2014 in Italia furono venduti solamente 58.590 grammi di cannabis, ai tempi proveniente solo dalle importanzioni. Un trend in continua ascesa, a guardare i dati del Ministero: nel 2015 i consumi totali furono pari a 118.625 grammi, nel 2016 a 229.715, nel 2017, con l'introduzione dei prodotti dello SCFM di Firenze, i consumi salirono a 351.485 grammi e nel 2018 si arrivò a 578.460 grammi. Le vendite della cannabis medica in Italia, in realtà, sono inizate prima del 2014, primo anno preso in considerazione, ma erano in gran parte insignificanti.

Grafico consumi cannabis medica
Consumo nazionale di cannabis a uso medico in grammi. Fonte: Ministero della Salute

Il report del 2018 dell'Europe Monitoring Centre for Drugs and Drug Amministration, stimava la presenza di 9mila-10mila pazienti italiani che ricevevano i prodotti a base della pianta di canapa. Inizialmente, ricorda il report, "i prodotti erano importati" e nel 2018 sono stati importati circa 280 chilogrammi. Dal 2014, però, è iniziato il progetto per la produzione nazionale, "con una resa prevista di 100 kg all'anno", la cui distribuzione è iniziata alla fine del 2016.

Dati riguardanti l'evoluzione dei consumi di cannabis a uso medico in Italia sono arrivati anche dall'ultimo report di Marijuana Business Daily (MBD), Medical cannabis in Europe: The Markets & Opportunities. Secondo il report, il nostro Paese rappresenta il secondo mercato più grande d'Europa per la cannabis medica. Nel 2019, sono stati venduti circa 861 chilogrammi di infiorescenze, aumentando di quasi il 50% le vendite del 2018, anno in cui i consumi avevano raggiunto oltre 578 chilogrammi. Successivamente, nel 2019, la domanda di cannabis ad uso medico è cresciuta ulterioremente. Lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare, come spiega il rapporto del MBD, "ha prodotto non più di 100 chilogrammi all'anno nel 2018 e nel 2019". Nel report viene fatta anche una stima per i consumi del 2020, ipotizzando la possibilità dell'aumento dell'offerta del protto, causata da tre possibilità: più importazioni dai Paesi Bassi, aumento della produzione nazionale e nuove richieste di spedizioni. Stando alle stime di MBD, nel 2020 la cannabis venduta in Italia potrebbe raggiungere i 1.

000 chilogrammi, registrando un rallentamento della crescita dei consumi pari al 15-20%.

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