Salute

Danni al cuore dalla chemio

La cardiomiopatia può manifestarsi dopo le cure oncologiche

Luigi Cucchi

Le complicanze cardiache e vascolari dovute ai trattamenti contro i tumori portano molte volte a gravi crisi cardiovascolari che il paziente neoplastico può non riuscire a superare. Si discute sempre più su come prevenirle. L'università di Palermo ha organizzato per domani, fino al 21 gennaio, un congresso presso il complesso Chiaramonte che sarà presieduto dal cardiologo Salvatore Novo. Per combattere queste complicanze deila chemioterapia e ridurne i danni si sta sviluppando la cardio-oncologia, una nuova branca della cardiologia. Il congresso ha per titolo «From scientific research to clinical practice», organizzato dall'uniiversità di Palermo. Tra le patologie cardiache che la chemioterapia può determinare vi è la cardiomiopatia dilatativa, una malattia del muscolo cardiaco che compromette la capacità del cuore di pompare efficientemente il sangue verso il resto dell'organismo. Ne parliamo con il professor Maurizio Viecca, direttore della cardiologia dell'ospedale universitario Sacco di Milano, una struttura all'avanguardia anche sul fronte della ricerca e sperimentazione. «Da tempo afferma Viecca - ci occupiamo delle complicanze cardiache della chemioterapia. Tra queste vi è la cardiomiopatia dilatativa, una patologia che colpisce prevalentemente il ventricolo sinistro, la parte del cuore che invia il sangue nel resto dell'organismo attraverso l'aorta. L'effetto tossico di questi farmaci provoca una riduzione della funzione contrattile del muscolo cardiaco e conseguente dilatazione del ventricolo che non è più in grado di pompare l'adeguata quantità di sangue. La cardiomiopatia dilatativa è una malattia che, se non trattata, nel tempo può portare a scompenso cardiaco, una sindrome caratterizzata dall'accumulo di liquidi nei polmoni (congestione polmonare), nell'addome, nelle gambe e nei piedi. Inoltre la dilatazione del ventricolo provoca a sua volta insufficienza valvolare mitralica e/o tricuspidale che innescano un circolo vizioso che aggrava uleriormente la disfuzione contrattile. L'elevato rischio embolico ed aritmico di quei pazienti, può essere responsabile di morte improvvisa». Quali i sintomi della cardiomiopatia dilatativa?

« Sono quelli precisa il professor Viecca - dello scompenso cardiaco oppure sono dovuti ad aritmie e possono includere pallore cutaneo, debolezza, facile faticabilità, respiro affannoso in occasione di sforzi anche modesti, tosse secca, gonfiore addominale, delle gambe, dei piedi e delle caviglie, aumento improvviso del peso causato dalla ritenzione idrica, perdita di appetito, palpitazioni, capogiri o svenimenti. Il rischio di insorgenza di una cardiomiopatia dilatativa può essere ridotto consumando alcol ma solo con moderazione, non facendo uso di sostanze stupefacenti, mantenendo il giusto peso e con un'alimentazione sana ed equilibrata e un esercizio fisico regolare. In presenza dei sintomi di una possibile cardiomiopatia dilatativa il medico può prescrivere vari esami tra cui analisi del sangue, radiografia del torace, elettrocardiogramma per conoscere l'attività elettrica del cuore. Fondamentale l'ecocardiogramma, , un test di immagine che visualizza le strutture del cuore e il funzionamento delle sue parti mobili.

É l'esame cardine, permette di valutare le dimensioni e lo spessore delle pareti delle camere cardiache, la funzione contrattile e il funzionamento delle valvole, e di stimare la pressione polmonare».

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