Salute

Una maxi-mobilitazione contro l'osteoporosi

È la più grande campagna di sensibilizzazione in Italia. Colpite dalla malattia soprattutto donne

Viviana Persiani

«Fai la prima mossa. Cura le tue ossa». Con questa esortazione dalla rima baciata, undici Società Scientifiche, Federfarma, ANMAR Onlus (Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus) e Senior Italia FederAnziani, con il supporto incondizionato anche di Abiogen Pharma e Italfarmaco, hanno lavorato per promuovere una campagna di sensibilizzazione ai problemi della fragilità ossea, la malattia caratterizzata dalla riduzione della massa ossea che, si stima, in Italia, colpisca circa 4 milioni di persone, in maggioranza donne in post menopausa, con trend ascendente.

Considerata come la più grande iniziativa mai realizzata in Italia, la campagna è nata per sensibilizzare sia i privati sia il settore sanitario (e non solo), a focalizzare l'attenzione sui problemi provocati da quella che è considerata una malattia silenziosa e progressiva, i cui costi, economici e sociali, possono essere contenuti.

Con l'intento, infatti, di sviluppare una collaborazione costruttiva in grado di far convergere le energie di medici, pazienti e familiari, oltre le istituzioni a livello nazionale e locale, verso un obiettivo comune, l'iniziativa ha preso il via da un'analisi precisa di alcuni dei problemi contingenti, a partire dal taglio di quelli che vengono definiti costi inutili, risolvibili rendendo efficace la dotazione di strumenti a disposizione degli italiani.

Un esempio? La fragilità ossea delle persone della terza e della quarta età dovrebbe essere diagnosticabile per tempo per evitare fratture, evento che, oltre a incidere negativamente sullo stato di salute del paziente, grava anche sul sistema sanitario. Oggi la Nota 79, che definisce i criteri di prescrivibilità a carico del Servizio Sanitario Nazionale dei farmaci, ovvero l'esenzione o rimborso per il cittadino, per il trattamento dell'osteoporosi, è rispettata solo in parte; infatti, è frequente la sottovalutazione del rischio sia da parte dei medici, sia da parte dei pazienti. Da ciò, ne consegue una mancata sostenibilità economica del SSN, oltre alla privazione di benefici per i pazienti.

E pensare che in Italia solo il 60% dei pazienti con diagnosi di osteoporosi riceve una terapia farmacologica già dopo una frattura e, tra di essi, l'83,6% ottiene anche una supplementazione di calcio e/o vitamina D. Questi sono solo alcuni dei dati emersi da una inedita ricerca di farmaco-economia realizzata da Clicon Health Economics and Outcomes Research. Attraverso l'analisi dei database amministrativi di 5 ASL Italiane, sui 3.475 pazienti di età uguale o superiore a 50 anni, con diagnosi di osteoporosi, che rispettavano i parametri inclusivi imposti dallo studio, il 41,5% non ha ricevuto, a seguito di una frattura, alcun farmaco anti-osteoporotico. Proprio di questi pazienti non trattati, è stato evidenziato il costo medio annuo diretto a carico del SSN, pari a 39.134,60 euro, tra farmaci, ospedalizzazioni e prestazioni ambulatoriali.

Una fortuna se si confronta con gli 11.429,97 euro, cifra che esprime, invece, quello dei pazienti trattati con soli farmaci anti-osteoporotici. Il raffronto non regge rispetto, invece, al costo di coloro che ricevono anche la supplementazione di calcio e vitamina D, pari a 7.232,69 euro. Senza trascurare la scarsa aderenza alle prescrizioni del medico, una delle principali causa di inefficacia delle terapie farmacologiche e, di conseguenza, di un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, oltre che un aumento anche della spesa pro-capite.

La mancata aderenza terapeutica e l'inappropriatezza terapeutica costituiscono, dunque, un danno sia per i pazienti sia per il Sistema sanitario e per la società.

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