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Sapori in estinzione. Ecco i cibi proibiti dalle lotte animaliste

L'ultima battaglia vinta in Inghilterra: un supermercato ritira il foie gras

All’inizio era il caviale nero, tanto buono quanto costoso, poi il dattero di mare, vietatissimo e preziosissimo, e ovviamente il dibattutissimo foie gras. La lista delle golosità proibite dalle battaglie animaliste fino a oggi si fermava qui. Al bando in alcuni paesi, tollerate in altre, erano al centro del dibattito globale tra animalisti e cuochi. Adesso ci sono nuove brutte notizie in arrivo per migliaia di gourmet, che dovranno vestirsi a lutto per la mancanza di aragoste, che soffrono troppo perché bollite vive, ma anche struzzi, allevati crudelmente per fare in modo che ingurgitino più in fretta possibile e pure tonni, vittime del boom del sushi e ormai praticamente a rischio estinzione. Non solo. Le battaglie animaliste si stanno concentrando anche su canguri a rischio e lumache cucinate vive.

Un problema, quello dei sapori in via di estinzione, che ha già fatto il giro del mondo. Ne sanno qualcosa in Inghilterra, dove qualche giorno fa la catena britannica di supermercati Harvey Nichols ha annunciato che non venderà più foie gras per non incorrere nelle ire dei più accesi tra i gruppi animalisti. La catena, famosa per i suoi prodotti di alto livello gastronomico (non a caso uno dei negozi si trova nel quartiere chic londinese di Knightsbridge) ha deciso di non rifornire più gli scaffali della prelibatezza gastronomica francese quando saranno esaurite le confezioni attuali. Se non altro, non hanno aggirato il problema, come tentò invece di fare un allevatore californiano che sosteneva di produrre il fegato d’oca «senza forzare gli animali nell’alimentazione». È infatti risaputo che dai tempi degli antichi egizi c’è un solo metodo per produrre il prelibato «fegato grasso»: infilare un tubo in gola alle oche per farle mangiare a ritmo continuo nelle ultime due o tre settimane di vita, così da creare un fegato sovradimensionato.

«Si tratta di una decisione commerciale», ha dichiarato alla France Presse la portavoce dei supermercati inglesi. Ma la notizia arriva, guarda caso, solo qualche settimana dopo le manifestazioni di protesta di gruppi per la difesa degli animali davanti ai supermercati Harvey Nichols di Manchester e di Edimburgo.
E mentre gli chef accolgono la notizia con delusione, le organizzazioni animaliste festeggiano, sottolineando che la decisione della catena è frutto della «pressione dell’opinione pubblica» e di un calo delle vendite. «Ci felicitiamo di questa decisione - ha detto Justin Kerswell, che ha guidato le proteste -. Ciò dimostra che i britannici non vogliono il foie gras».

Le sofferenze delle oche sono prese sempre più sul serio anche nel resto del mondo: gli israeliani hanno già dismesso la produzione di foie gras. Francesi e ungheresi continuano a produrre, appellandosi al fatto che tale divieto incide negativamente sul reddito della nazione. In America i movimenti per la difesa degli animali sono riusciti ad imporre nuove leggi per la ricerca di metodi meno crudeli per alimentare e macellare non solo le oche ma anche maiali, polli, manzi e vitelli. Si dibattono perfino regole più garantiste sulla vita e la morte (per bollitura) delle aragoste: la più grande catena di supermercati biologici, Whole Foods, ha deciso di non vendere più aragoste vive e ha creato una «lobster task force» per decidere come comportarsi in futuro.

E il colosso del fast food Burger King ha annunciato che comincerà a comprare uova e polli solo da produttori che non tengono gli animali nelle gabbiette e che li stordiscono con i gas prima di macellarli.

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