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Lo scandalo delle pensioni gratis

Gli enti pubblici non pagano i contributi per 50 miliardi. Per questo non ci sono i soldi

Lo scandalo delle pensioni gratis

Uno dei motivi per cui il sistema pensioni è in tilt è che lo Stato e gli Enti pubblici non pagano i contributi dei loro dipendenti. Il buco che comuni, regioni, province ed enti pubblici hanno provocato all'Inps ammonta oggi a 54 miliardi e cresce al ritmo di 7 ogni anno. Non pagare i contributi è un reato grave, punito duramente in sede civile e con una condanna fino a due anni di carcere in sede penale. Questo almeno è quello che succede a un imprenditore o datore di lavoro moroso. Governatori, sindaci e presidenti vari invece la fanno franca. Anche perché l'Inps, contrariamente a come si comporta con noi comuni mortali, nei loro confronti non agisce per vie legali. Questione di opportunità politica, dicono che se lo facesse salterebbe il sistema dell'amministrazione pubblica.

Siamo alla solita Italia a due legalità. Una che vale per noi, severa, inflessibile e spesso strozzina, l'altra che vale solo per lo Stato. Al quale è data ampia facoltà di non pagare i debiti, di non onorare i patti, di operare un regime di illegalità impunita. Che siano contributi Inps o uffici pubblici non a norma di legge, tra i quali molte scuole (con gravi rischi per chi li frequenta), nessuno pare eccepire. Tanto a pagare ci pensiamo noi. Gli enti pubblici sono morosi con i contributi pensionistici? Il rimedio è semplice: tagliano le nostre pensioni imponendo contributi di solidarietà, bloccano gli adeguamenti, lasciano le minime a livello da fame, costringendo la gente a lavorare fino a settant'anni.

So di dire una banalità, ma una azienda assume un numero di persone in base alla capacità di pagare stipendi e oneri. Se sbaglia i conti, fallisce. Perché a un ente pubblico è invece concesso di vivere al di sopra delle proprie possibilità? Non c'è risposta logica e si deve ripiegare in un'altra banalità: perché siamo in Italia. Paese che avendo la coda di paglia si è convinto che l'onestà del politico consista unicamente nel non rubare (cosa ovvia) e non lo sosteneva Benedetto Croce, come ricordiamo oggi nelle pagine culturali nella capacità di fare politica, così come l'onestà del medico è quella di salvare il paziente. È che siamo governati da disonesti, cioè da incapaci. E in questo, purtroppo, Renzi non fa alcuna eccezione.

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