Politica

SCUOLA AD ALTA TENSIONE

Internet l’ha battezzata «disokkupazione»: è la mobilitazione contro la piazza, l’antiprotesta, la maggioranza non più silenziosa che comincia a far sentire la propria voce. Un magma di iniziative di studenti ma anche di docenti che si espande in tutta Italia, fatto di raccolte di firme, volantini, documenti, appelli, blog. La fantasia del contropotere non esclude nemmeno le «contro-occupazioni», come quella (simbolica) dei rettorati di Torino e Pavia organizzata ieri da Azione universitaria, e nemmeno gli esposti alla magistratura, preannunciati a Palermo sempre dall’organizzazione studentesca vicina ad An. Francesco Pasquali, coordinatore nazionale dei Giovani per la libertà, lancia invece una «class action» degli studenti, cioè una azione legale collettiva: «Gli studenti devono essere risarciti del tempo perso, del rinvio degli esami e delle tasse pagate inutilmente».
Organizzata o spontanea, prende piede la «disokkupazione» dei tantissimi che non si fanno trascinare da lezioni in piazza, cortei, picchetti. «Vogliamo far valere la posizione della stragrande maggioranza degli studenti che vuole studiare e non occupare», afferma Stefano Verzillo, presidente del Coordinamento delle liste per il diritto allo studio (Clds) che sta raccogliendo migliaia di firme nelle facoltà dove è stata sospesa l’attività didattica: 600 sottoscrizioni a Scienze della formazione a Cagliari, 500 a Scienze naturali a Firenze, 250 a Lettere a Palermo soltanto ieri. In Statale a Milano, Scienze politiche, sono quasi mille le firme (decine quelle di docenti) raccolte da Clds e Unicentro contro il preside Daniele Checci: il consiglio di facoltà aveva approvato un documento che condannava occupazioni e blocco della didattica, autorizzando per oggi una serie di lezioni «alternative» in un’aula, ma il preside ha dato ordine ai bidelli di tenere chiuse tutte le altre. Un’occupazione mascherata e calata dall'alto. Azione universitaria ha occupato gli uffici dei rettori di Torino e Pavia «contro i baroni che con il megafono in mano bloccano le lezioni e agitano la protesta per mantenere i privilegi». Altre assemblee di studenti contrari alle proteste di piazza si sono svolte alla facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, alla Statale di Milano, e poi a Napoli, Bari, Roma Tre, Palermo, Macerata, Siena. «La scorsa settimana – dice Giovanni Donzelli, leader di Au – avevamo messo in vendita su ebay gli sprechi: l'ermellino del rettore di Torino, la sede staccata a Buenos Aires di Bologna, la piantagione di limoni di Roma Tre».
A Palermo ieri mattina 200 studenti si sono radunati davanti a Scienze politiche per contestare l'occupazione promossa dal Collettivo e dall'Unione degli studenti, rafforzata da giovani dei centri sociali non universitari. Una petizione che chiede lo sgombero e il ritorno delle lezioni nell'ateneo siciliano ha avuto 300 firme. Persino nella facoltà di Sociologia di Trento il dissenso si fa sentire, con una raccolta di firme contro le occupazioni organizzata dalla componente moderata degli studenti. Al rettore di Firenze, Augusto Marinelli, sono arrivate 10mila cartoline su cui invece dei saluti era scritto: «Non voglio le occupazioni, voglio studiare». E su internet, accanto alle proteste che rimbalzano dai blog a «Facebook», spuntano le sottoscrizioni virtuali come quella che si trova all'indirizzo «firmiamo.it/disokkupazione» che chiede alle «autorità di ogni livello» di garantire «il rispetto della legge, contro la violenza di chi cerca di imporre le proprie idee al di fuori del rispetto delle regole della democrazia».
Si muovono anche i docenti. Un appello ai rettori dei tre atenei pubblici di Roma è stato rivolto da un gruppo di professori e ricercatori di area moderata, perché si facciano «garanti dell’agibilità democratica delle università compromessa da esecrabili, ancorché limitati, episodi di intolleranza». Il rettore dell’Università della Calabria, Giovanni Latorre, pur contrario al taglio dei fondi, ha detto che «interrompere le lezioni e ostacolare il normale funzionamento dell’ateneo non è la strada giusta per risolvere i problemi». E don Luigi Verzè, rettore dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, si dice pronto a funzionare come cavia del modello Gelmini: «Il modello delle fondazioni funziona, è una cosa che fa il bene del Paese».
Sigle sindacali come Cipur, Snals-Confsal e Uspur ritengono «non condivisibili le modalità con cui i consigli di facoltà decidono di sospendere arbitrariamente l’insegnamento». A Trescore Balneario (Bergamo) i volantini davanti alle scuole li hanno distribuiti quattro professori. Alcune associazioni di docenti e operatori della scuola (Diesse, Foe, Disal, associazione Il rischio educativo) hanno stilato un documento congiunto dal titolo: «Sciopero del 30 ottobre, ragioni per non aderire, ragioni per costruire».

Una manifestazione che costerà cara alle famiglie italiane: il Moige (Movimento genitori) ha calcolato che i genitori al lavoro dovranno versare alle baby-sitter 160 milioni di euro.

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